ABI ha organizzato nei giorni scorsi l’incontro “Basilea3 – dopo Seul”, dove sono state analizzate le modifiche della regolamentazione bancaria, i criteri di applicazione a livello mondiale delle misure e le ricadute sull’economia.
Il Direttore generale dell’ABI (Giovanni Sabatini) nel corso dell’incontro ha commentato:
“L’industria bancaria italiana è pronta a rispettare e ad adeguarsi alla nuova regolamentazione. Condividiamo l’obiettivo della stabilità, ma è necessario cercare di limitare l’impatto delle misure previste da Basilea3 sulla crescita restando al fianco di famiglie e imprese a sostegno dell’economia nazionale. La diversità delle banche italiane da quelle europee è un fattore di solidità che manteniamo saldo grazie alla tradizionale qualità del capitale, relativamente migliore rispetto a quella di altri mercati, al più basso utilizzo della leva finanziaria, a una maggiore incisività delle norme prudenziali a livello nazionale e ad un continuo e fruttuoso confronto con l’Autorità di vigilanza”.
Non è la prima volta che viene sottolineata anche la preoccupazione per le ricadute che la nuova regolamentazione può avere sull’economia — non dimentichiamo che banche “più solide” è sostanzialmente un modo per dire che le banche devono prestare meno e a condizioni più rigorose.
ABI ha ancora una volta posto l’attenzione al fatto che le banche italiane hanno una struttura diversa dal quelle straniere, e proprio questo avrebbero “reagito meglio” (o almeno, meno peggio) alla crisi finanziaria. Ad esempio, la leva leva finanziaria (rapporto tra totale attivo e patrimonio) è pari a 14 volte in Italia, contro una media europea di 28 (in la Germania che registra punte superiori a 40).
Anche la modalità di generazione dei ricavi (quota di attività finanziarie sul totale degli attivi e da quella sulla raccolta retail) è sostanzialmente diversa, dato che per le banche italiane le attività finanziarie sul totale dell’attivo sono ferme al 23%, mentre in Olanda e Irlanda supera il 30%, ed in Germania Francia e Gran Bretagna questo valore è vicino al 50% .
Anche l’esposizione verso l’estero (ed, in particolare, verso quei Paesi oggi “più instabili”) delle banche italiane è minore: secondo le stime della Bank for International Settlements (BRI), le banche italiane sono esposte verso il settore privato irlandese per circa 12 miliardi di euro, circa un decimo delle esposizioni delle banche tedesche o inglesi.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
Ciao! Interessante conoscere l’opinione dell’ABI…
Avevo letto questa notizia anche su un altro portale…
Mai sentito parlare di BeBancario.it?