Secondo numerosi “bene informati”, la Cina starebbe sondando il terreno per trovare un sostituto del dollaro nelle transazioni internazionali. Le ragioni sono abbastanza ovvie (del resto, il desiderio della Cina di “liberarsi” del dollaro non è certo una novità), e sono legate alla crescente instabilità del dollaro negli ultimi anni, e a prospettive non limpide per il futuro, dato che l’economia americana rimane a rischio, e con essa il dollaro.
Quando parliamo di instabilità, non ci riferiamo solamente alla volatilità dei cambi, ma anche allo sforzo delle banche centrali, con interventi sui mercati, per limitare le oscillazioni.
Chiaramente, “sostituire il dollaro” non è un processo veloce, ma ci sarebbe una strada almeno temporaneamente più semplice e cioè quello di concordare dei tassi di cambi (o meglio, delle fasce di oscillazione), per rendere “meno indispensabile” passare attraverso una valuta quale il dollaro.
La Cina avrebbe avuto discussioni riservate in questa direzione con la Francia (ed in passato, sembrerebbe, con Germania e Russia), e viene dato per certo l’inserimento nell’agenda della prossima presidenza francese del G20, nel 2011, di una ipotesi di sistema di coordinamento globale dei tasso di cambio.
Una perdita di importanza a livello mondiale del dollaro avrebbe facilmente effetti anche sull’economia USA, che ancora adesso basa parte della sua forza sul fatto che “gli USA sono gli USA”, ma perdendo un po’ di centralità nell’economia mondiale, sono prevedibili ricadute sull’economia del paese (a partire dalla capacità di attrarre investimenti).
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