I devastanti incendi delle scorse settimane in Russia rischiano di avere pesanti effetti sul prezzo del grano, a causa dei numerosi raccolti andati distrutti dalle fiamme. Per dare un’idea, la Russia nel 2009 copriva il 14% delle esportazioni mondiali, mentre la stima è che nel 2010 questo valore sarà intorno al 2%.
I prezzi del grano (il cui consumo è in crescita — +15% circa negli ultimi 10 anni, secondo le stime di MPS) sono tornati ai valori (quasi record) del 2008. Ad agosto i prezzo ha toccato infatti gli 8,50 dollari a balla (dati MPS), anche se poi si è assistito ad una discesa verso i 7,40 dollari.
Ma agli incendi in Russia si aggiungono le siccità nell’emisfero sud del pianeta, e paesi quali Australia ed Argentina (che assieme “pesano” per il 20% sulle esportazioni mondiali) potrebbero subire un netto calo della capacità produttiva: gli analisti indicano che il prezzo del grano potrebbe avvicinarsi o superare i 10 dollari a balla — salendo dunque del 30-40% rispetto a quelle che sono le quotazioni attuali.
In altri Paesi (USA e Canada) sta venendo ridotta l’area dedicata alla coltivazione del grano, dato che gli agricoltori trovano più conveniente coltivare mais e soia, anche per le possibilità di produrre bio-etanolo.
Lo scenario lascia dunque spazio a timore per un riaccendersi dell’inflazione sui generi alimentari, che potrebbe colpire soprattutto i paesi “importatori” (tra cui anche l’Italia).
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