Molti osservatori iniziano a ritenere probabile un aumento del prezzo del petrolio come conseguenza dell’incidente alla piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico. La questione non riguarda la quantità di petrolio dispersa nel mare (che è una quantità enorme a livello ambientale, ma molto meno a livello di riserve di petrolio).
Il punto è che già qualche mese fa si stimava che i costi di gestione delle piattaforme petrolifere off-shore richiedevano un prezzo del petrolio di almeno 80 dollari a barile per essere compensati, e che quindi tali piattaforme stessero producendo sottocosto. Già questo punto apre all’ipotesi che in alcune piattaforme petrolifere si sia cercato di ridurre i costi — magari compresa la manutenzione — aumentando il rischio di incidenti.
Ma la prospettiva è che la regolamentazione e le procedure adottate riguardo le piattaforme petrolifere saranno rese molto più stringenti. Che vuol dire maggiori costi di gestione (anche se non c’è una lettura univoca di quanto possano essere questi costi). Quindi vuol dire che l’estrazione di petrolio estratto dalle piattaforme potrebbe non essere conveniente per prezzi inferiori a 85-90 dollari al barile (forse molto di più).
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