ABI e Confindustria puntano a mettere a punto uno strumento di autodiagnosi, con finalità strategiche, per realizzare un “identikit” delle imprese, che valorizzi soprattutto le informazioni qualitative, e consenta di “guardare al futuro delle imprese” e non solamente al loro passato.
L’obiettivo — oggettivamente ambizioso — è rinnovare il rapporto banca-impresa, in modo che sia fondato (anche) sullo scambio di informazioni e sul “fare sistema”. Insomma “lavorare insieme su un progetto comune”, per creare una collaborazione che indubbiamente in Italia è finora stata decisamente carente — con la percezione diffusa che le banche abbiano sempre prestato i soldi a chi fosse in grado di “dimostrare di non averne bisogno”, e non tanto a chi avesse idee valide, e la capacità di farle fruttare al meglio.
Ovviamente, lo sforzo di questo cambiamento non ricadrà solo sulle banche, nel valorizzare le informazioni che ricevono, ma anche sulle imprese, che dovranno organizzarsi per presentare un quadro esaustivo degli aspetti quantitativi e qualitativi della propria attività: l’auspicio è che si riesca a mettere a punto strumenti efficaci e non si finisca con la banale introduzione di orpelli burocratici.
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