La questione della spesa pubblica è sempre più al centro dell’attenzione: non solo in Italia ma in tutta Europa. Per quel che riguarda il nostro Paese, però, ci sentiamo di dire che la questione non è tanto spendere meno, quanto spendere meglio.
I limiti della crescita italiana sono stati più volte evidenziati, ed in questo senso una spesa pubblica ben indirizzata potrebbe essere importante per innescare meccanismi di crescita che sono stati finora carenti. Chiaramente, questo ha come effetto collaterale la necessità di ridurre le tutele allo status quo.
Anche l’aspetto degli stipendi dei dirigenti pubblici può essere interessante se affrontato nel modo corretto: se si traduce in un mero taglio degli stipendi, c’è il rischio concreto che si realizzi solo uno spot pubblicitario. Ma se invece la questione fosse di rivedere il sistema di incentivi (e, magari, fare una review delle effettive competenze dei dirigenti — ma questo è forse chiedere troppo), potrebbe essere diverso. Infatti, l’organizzazione efficiente delle risorse pubbliche dipende dai dirigenti: è vero quanto lamenta più di qualche dipendente pubblico, che sostiene che la bassa produttività di molti impiegati non dipenda tanto dai “fannulloni” ma da una gestione che impedisce di produrre risultati. L’effetto collaterale, in questo caso, è un ampliamento della discrezionalità dei dirigenti, in chiave di de-burocratizzazione e flessibilità organizzativa. “Effetto collaterale” perché, nonostante tutti siano contro la burocrazia, tutti poi pretendono criteri “totalmente oggettivi” di valutazione (delle idoneità, dei risultati, ecc.), che non è altro che una rigida burocratizzazione di ogni tipo di procedura.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]