Nel corso delle rilevazioni per il rapporto tra famiglie e finanza, la Banca d’Italia ha inserito nelle interviste una serie di domande che miravano a misurare la conoscenza degli italiani di alcuni elementi base di finanza “comune”. I risultati sono piuttosto preoccupanti, soprattutto se ci focalizziamo non tanto sulla percentuale delle persone che hanno risposto correttamente (come fa il rapporto della Banca d’Italia), ma su quella di quanti hanno dato risposte non corrette, che dimostrano un grado più o meno elevato di “ignoranza” finanziaria.
Circa un terzo degli individui ha difficoltà a leggere un estratto conto, e una percentuale quasi analoga ha difficoltà nel valutare diverse tipologie di mutuo: lacune che conducono facilmente a scelte sbagliate e quindi al rischio concreto di trovarsi in difficoltà economiche nel peggiore dei casi, ma nel migliore ad una mancata ottimizzazione delle proprie risorse, con degli sprechi che di fatto vanno a ridurre il potere d’acquisto.
Se si va a vedere aspetti legati all’investimento, le percentuali sono ancora peggiori, dato che più della metà degli individui non comprende l’opportunità di diversificare i propri investimenti (esponendosi quindi a rischi più elevati), ed ancora maggiore è la percentuale di quanti non sanno valutare correttamente la rischiosità di azioni e obbligazioni.
Abbiamo più volte sottolineato la necessità di migliorare la cultura finanziaria: questi numeri evidenziano come ciò sia una vera e propria urgenza, perché gli interventi sul miglioramento della trasparenza e sulla stabilità del sistema finanziario rischiano di essere vanificati se i consumatori non sono in grado di fare scelte consapevoli.
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