Torniamo sul tema dei costi dei conti “in rosso” già affrontato qualche giorno fa, dato che la Banca d’Italia ha pubblicato i dati delle sue rilevazioni sull’effetto della Legge 2/2009 che ha eliminato la Commissione di Massimo Scoperto sui conti correnti (o più precisamente, che ha vietato la CMS sui conti correnti non affidati — quelli senza fido — e ne ha disciplinato l’applicazione sui conti affidati).
Prevedibilmente, a fronte dell’abolizione delle commissioni di massimo scoperto, le banche hanno aumentato altri costi, per compensare le perdite che ciò averebbe comportato. Ecco una tabella delle nuove tipologie di costi introdotte:
Oneri sostitutivi della CMS (su conti correnti non affidati) |
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% di banche |
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tipo commissione | % ponderata in base al numero di c/c |
% non ponderata | |
maggiorazione del tasso debitore |
40,4 |
46,9 |
|
importo fisso per periodo (es. trimestrale) |
20,1 |
31,7 |
|
importo fisso giornaliero (per ogni giorno di utilizzo) |
12,8 |
6,0 |
|
importo fisso per ogni operazione a debito |
11,1 |
14,6 |
|
importo proporzionale all’utilizzo |
7,7 |
3,5 |
|
altro |
65,8 |
15,2 |
Queste modifiche fanno sì che non sia possibile dare una valutazione univoca degli effetti dell’abolizione della CMS, dato che diventa assolutamente determinante l’utilizzo che si fa dello scoperto di conto (in termini di frequenza, importo, numero operazioni), così come le commissioni specifiche applicate dalla banca. Per questo motivo la Banca d’Italia ha compiuto diverse simulazioni con diversi scenari di utilizzo.
Il riscontro è che in molti casi l’abolizione delle commissioni di massimo scoperto ha portato ad un beneficio per il cliente, ma “in un numero non ridotto di casi il passaggio dalle vecchie alla nuove previsioni contrattuali ha prodotto un peggioramento delle condizioni per la clientela“. Particolarmente penalizzate appaiono le situazioni in cui si ha uno scoperto contenuto (300 Euro) per un periodo prolungato (30 giorni), che hanno subìto un peggioramento delle condizioni in quasi il 75% dei casi.
Si direbbe dunque che le proteste per i costi che hanno sostituito la CMS siano dunque giustificate. Ma c’è un altro aspetto che non può essere trascurato, e cioè che la varietà di commissioni introdotte, basate su meccanismi diversi rendono estremamente difficile la comparazione dei conti, limitando così la trasparenza, e mettendo in difficoltà chi volesse tenere conto di questi aspetti (come si dovrebbe) nella scelta di un conto corrente, finisce con il trovarsi in grossa difficoltà. Il problema infatti non è solo i costi in sè, quanto piuttosto il fatto che il cliente “medio” rischia concretamente di non avere idea dei costi che dovrà sopportare in caso di scoperto di conto.
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