Economia e Finanza

La sicurezza stradale è affrontata nel modo sbagliato?

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Secondo i dati dell”Osservatorio il Centauro-Asaps, i casi di “pirati della strada” sono aumentati del 50% nel 2009 rispetto al 2008. Un aumento che sembra lasciare molti stupiti e crea incertezze su come arginare il fenomeno. Ma in realtà, il fenomeno era prevedibile (e infatti, lo avevamo previsto), e può essere spiegato in modo molto semplice: le sanzioni previste dal codice della strada hanno lo scopo di “spaventare” gli automobilisti, e non può stupire se poi gli automobilisti si spaventano e fuggono dopo un incidente (le intenzioni, invece sarebbe che minacciando gravi sanzioni, si vorrebbero evitare infrazioni) . Si può disapprovare, ma non certo sorprendersi.
Perché delle leggi siano efficaci, devono essere condivise, altrimenti è “naturale” che le persone tentino di aggirarle — più di quanto aggirerebbero una legge considerata equa. Anche qui, si possono fare molti discorsi sul fatto che le leggi sono leggi, e andrebbero rispettate a prescindere, ma è inutile negare che le cose funzionano così.
Il codice della strada è una legge che molti considerano “non equa”, in misura più o meno ampia. La ragione è molto semplice, e cioè che la percezione comune è che le sanzioni abbiano lo scopo non di tutelare la sicurezza stradale, ma di consentire ai comuni di fare cassa. Idea che ha più di un fondamento, come le notizie dei giorni scorsi mostrano.
L’uso improprio fatto dai comuni delle multe come mezzo per aumentare le entrate ha contribuito a togliere credibilità al tema della sicurezza stradale, creando una distorsione nel modo di pensare dell’automobilista medio italiano, che finisce con il convincersi (più o meno consciamente) che i limiti di velocità abbiano lo scopo di consentire ai comuni di creare “trappole” dove fare multe (ed in qualche caso il sospetto è forte, con limiti di 50Km/h su quasi-superstrade), e non di garantire la sicurezza. Con il risultato che la tendenza a rispettarli è molto inferiore.
A questo si aggiunge che l’approccio alla sicurezza stradale appare piuttosto a senso unico, seguendo ultimamente la “moda” del alcol come causa di incidenti. Il discorso è ovviamente complesso, ma anche qui, se da un lato è condiviso il fatto che “alti” livelli di alcol siano estremamente pericolosi e vadano adeguatamente sanzionati, in molti (anche qui, più o meno consciamente) pensano che le sanzioni per livelli “bassi” siano notevolmente sovradimensionate, ritenendo che hanno effetti maggiori cose come telefonare (anche con il vivavoce), ascoltare la radio a tutto volume, o avere un raffreddore. E’ un dato di fatto che molte statistiche che vogliono evidenziare ad ogni costo il ruolo dell’alcol in bassa quantità negli incidenti in realtà sono ben poco significative (al contrario di quelle sull’alcol in elevate quantità): come abbiamo avuto modo di osservare, dire che l’alcol nel 50% (ad esempio) degli incidenti sono coinvolti persone che hanno bevuto può essere un dato che può sembrare indicativo, ma in realtà non lo è, perché la scelta del “fattore alcol” (anziché ad esempio del fattore “auto di colore griga”, oppure “presenza dell’autoradio in auto”, oppure “buio/cattiva illuminazione”) si basa sul presupposto implicito che l’alcol è la causa più significativa. Dovrebbe essere intuitivo che una dimostrazione che parte dall’assunto che quello che si va a dimostrare sia vero non è una dimostrazione poi così valida. Sarebbe auspicabile che qualcuno si preoccupasse di realizzare delle statistiche approfondite che analizzino in profondità il fenomeno, dato che non è  certo un tema che merita di essere trattato superficialmente.
Questo chiaramente non vuol dire che auspichiamo un premio per chi si mette alla guida dopo aver bevuto: piuttosto, la questione è invece di proporre ulteriori aggravi delle sanzioni anche per chi ha bevuto poco, come qualcuno tende a suggerire, sarebbe forse ora opportuno concentrarsi su aspetti almeno altrettanto importanti come lo stato della rete stradale (ed in particolare, dell’illuminazione) o il rispetto delle distanze di sicurezza.
Tornando alla “pirateria”, la soluzione del problema però è forse  più semplice di quanto molti sembrano pensare: quello che servirebbe fare è “ri-normalizzare” le sanzioni (se davvero adesso non sono considerate “eque”), e soprattutto aumentare i controlli. Certamente, il problema è che i controlli costano, mentre le sanzioni consentono di “fare cassa”. Ma se si continua a vedere la sicurezza stradale come un modo di incassare denaro, sarà ben difficile migliorarla.
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