Economia e Finanza

Spesa pubblica: quando tagliare è uno spreco

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Chi è già passato qualche volta da questo blog, probabilmente sa già dei dubbi che abbiamo più volte espresso sull’approccio alla spesa pubblica, che abbiamo detto più volte essere affrontata solo dal punto di vista dei “tagli” e non dal punto di vista dell’efficacia. Il punto infatti, è che tagliare “male” vuol dire anche non avere risorse per raggiungere gli obiettivi: e quindi lo spreco diventa doppio, perché si “perdono” sia le risorse impegnate che i risultati che ci si proponeva. “Tagliare” non vuol dire automaticamente “razionalizzare“.
È esemplare di questo concetto la storia, balzata agli onori delle cronache alcuni giorni fa, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, il cui nuovo telescopio (il Sardinia Radio Telescope) rischia di non entrare mai in funzione perché a suo tempo sono state stanziati i fondi per la costruzione, ma non quelli per il personale che sarebbe necessario per farlo funzionare. Un caso decisamente evidentedi come “tagliare” non sia sempre sinonimo di razionalizzare.
Nel caso specifico, dato che parliamo di ricerca “di base”, il ritorno economico dell’investimento può non essere così immediato da comprendere, ma ci sono molti altri casi del tutto simili anche in ambiti diversi, dalla ricerca “industriale”, e più in generale ai servizi.
Il problema in Italia è che gli investimenti raramente vengono fatti con un ottica strategica, tenendo conto appieno dei costi e dell’operatività nel medio-lungo periodo, mentre spesso si considera solamente la spesa singola (la costruzione in questo caso, “alla gestione si penserà poi”).
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