Economia e Finanza

Computer assisted insider trading in Goldman Sachs?

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Goldman Sachs sarebbe al centro di un’intrigo informatico-finanziario. La storia nasce da un arresto nei giorni scorsi  di un certo Sergey Aleynikov, accusato del furto di codici di accesso e algoritmi proprio dal sistema informatico del gigante finanziario. Sembrerebbe che questo Aleynikov lavorasse nei sistemi di trading automatizzato ad alta frequenza proprio di Goldman Sachs.
Questo arresto avrebbe farebbe emergere dubbi sulla sicurezza (e non solo) dei sistemi di trading automatizzato utilizzati da Goldman Sachs.  I sistemi di trading automatizzato (c.d. program trading) sono dei sistemi che operano scambi molto veloci, in base a specifici algoritmi attivati nel giro di microsecondi da vari eventi che possono verificarsi nel mercato (es. raggiungimento di un certo prezzo). Per capire dov’è il guadagno, si pensi al caso dell’arbitraggio. Se (facendo l’esempio con le monete, e con dei numeri di esempio, in modo che sia facilmente comprensibile), se il cambio Dollaro/Euro è pari a 1,1, il cambio Euro/Sterlina è pari a 1,2 e il cambio Dollaro/Sterlina è pari a 1,3,  se faccio uno scambio tipo Dollaro->Euro->Sterlina->Dollaro, ho un guadagno certo, perché alla fine rimango in tasca con 1,32 dollari. Non è una situazione stabile, perché trattandosi di un guadagno certo attira acquirenti creando una pressione sulla domanda che riporta all’equilirio i rapporti dei cambi praticamente immediatamente, annullando i possibili profitti. Ma sono situazioni che concretamente si verificano, e se un’operatore riesce ad essere il primo, o quasi, a sfruttare il disequilibrio può avere un profitto. I sistemi di automated trading nascono sostanzialmente per questo: reagire in modo automatico ed immediato alle situazioni favorevoli che possono verificarsi. E non hanno un peso secondario, se è vero che questi sistemi pesano per oltre il 46% su tutte le transazioni del NYSE, la borsa di New York.
Goldman Sachs negli ultimi mesi è stata incredibilmente brava nel trading, ottenendo profitti record (più di 100 milioni di dollari al giorno), dovuti in maniera rilevante al gruppo del program trading. Per dare un’idea, nel primo trimestre 2009 ha registrato profitti per 6,94 miliardi di dollari dal trading su monete, commodities e titoli a reddito fisso. Performance che distaccano di molto tutti i principali competitors.
Secondo alcune opinioni (ma che al momento non trovano riscontro nei fatti) i profitti record non sarebbero dovuti all’abilità di chi ha sviluppato gli algoritmi, ma piuttosto al fatto che gli operatori di Goldman Sachs sarebbero riusciti a “forzare” in qualche modo i sistemi informatici che gestiscono gli scambi, anche sfruttando legami di vario tipo con le istituzioni finanziarie preposte. Questo “hacking” avrebbe permesso di avere dati sulle transazioni con qualche frazione secondo di anticipo, un vantaggio esiguo ma importantissimo in scenari come quello descritto in precedenza. Possibile? Se fosse vero getterebbe una luce inquietante non solo su Goldman Sachs, ma soprattutto sull’affidabilità dei mercati. Un’altra versione della storia, che in questo momento appare più credibile, è che la “forzatura” dei sistemi di scambio sarebbe solo una errata interpretazione della riconosciuta maggiore efficienza degli algoritmi utilizzati da Goldman Sachs.
La cosa strana però è che nel frattempo Goldman Sachs è sparita dall’elenco dei principali operatori di program trading del NYSE, non per un crollo dell’operatività o dei profitti, come qualcuno inizialmente aveva supposto, ma per richiesta di Goldman Sachs stessa, che però non è ancora chiaro da che cosa sarebbe motivata.
Ad ogni modo, a prescindere dalle congetture che si possono fare su Goldman Sachs (almeno finché non emergeranno ulteriori informazioni), è evidente che è probabilmente opportuna una revisione dei meccanismi di trading (che il NYSE si starebbe già predisponendo ad attuare) nell’interesse di una maggiore trasparenza del mercato.
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