Abbiamo spesso scritto che le misure con cui si è finora affrontata la crisi finanziaria non sono state ottimali, impiegando spesso enormi risorse per curare qualche sintomo piuttosto che la malattia. Ma cosa bisognerebbe fare per risolvere, o quantomeno per affrontare più efficacemente, la crisi?
Val la pena prendere spunto da un post di Barry Ritholtz che sintetizza in modo efficace alcuni temi che non sono stati finora affrontati.
- Riforma delle agenzie di rating. È noto che il sistema di rating non ha funzionato: non è un problema secondario, dato che se le agenzie non avessero indicato come massimamente affidabili titoli che poi si sono rivelati spazzatura, questi avrebbero avuto una diffusione molto minore. Con una conseguenza che Ritholtz evidenzia correttamente, e cioè che se questi titoli fossero stati più difficili da piazzare sul mercato, le banche americane avrebbero fatto molti meno “sforzi” per generare questi titoli, perché non avrebbero avuto la possibilità di soldi (apparentemente) così facili.
- “Normalizzare” i derivati. È stato fatto qualcosa per migliorare la trasparenza del mercato dei derivati, ma finora molto poco, sia dal punto di vista della trasparenza degli scambi, sia sulle riserve e garanzie che deve offrire chi li tratta: in effetti se la loro funzione è quella di fare da “assicurazione” finanziaria, dovrebbero richiedere obblighi analoghi a quelli di una normale assicurazione.
- Se ci sono banche troppo grandi per fallire, allora devono diventare più piccole. È evidente che ci sono troppi soggetti che hanno un peso eccessivo, creando distorsioni nei mercati, sia perché in queste condizioni non sono più validi gli assiomi su cui si basa la teoria dei mercati, sia perché crea una serie di dipendenze tra i vari soggetti non facilmente gestibili secondo regole generali, e non ultimo perché crea un “potere” per questi soggetti (che possono implicitamente contare sul fatto che ne verrà impedito il fallimento).
- Ridurre la leva finanziaria. C’è poco da fare: una leva eccessiva significa un rischio eccessivo, ed è indispensabile ridurla. Per quanto questo, non va trascurato, implichi una contrazione delle risorse investite, e quindi della domanda di titoli, e di conseguenza una riduzione del loro prezzo. Ma continuare a tenere artificialmente (adesso che i rischi sono diventati evidenti) valori alti non può essere la soluzione della crisi.
- Ripristinare le normative introdotte dopo la crisi del ’29, e abolite a partire della fine degli anni ’80. Per quanto si possa discutere sulle dimensioni dell’impatto dell’abolizione di queste norme — se sia la “vera” causa della crisi o sia invece del tutto marginale — non si può considerare certamente negativo ridurre i conflitti di interesse nel mondo finanziario, ripristinando in modo più incisivo la distinzione tra banca commerciale e banca d’investimento.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
Non credo siano misure sufficienti.
La prima cosa da fare è ridare sovranità monetaria ai popoli liberandoci dei banchieri (speculatori) privati. Solo così si cambia radicalmente il sistema.
Per come la vedo io, il discorso pubblico o privato non è una variabile fondamentale. La questione semmai è che bisognerebbe rendersi conto che la moneta è un intermediario: se dobbiamo scambiare una cassa di pere e una di mele e per comodità usiamo un pezzo di carta per gestire questo scambio, il valore "reale" rimane comunque nelle pere e nelle mele.
Poi, attenzione, il discorso "sovranità monetaria ai popoli" spesso nasce dall'equivoco che così sarebbero i popoli a diventare "ricchi" stampando carta, anziché producendo pere e mele: ma il discorso non funziona così.