Avevamo parlato un po’ di mesi fa di come la crisi economica potesse avere come effetto collaterale, una “pace forzata” a livello mondiale, dato che riducendosi le risorse disponibili, anche le spese militari avrebbero dovuto essere contenute, soprattutto per i paesi che hanno finanziato queste spese con i ricavati delle vendite di petrolio e gas naturali.
In realtà, pur mancando al momento dati certi sulla spesa militare nel 2008, l’effetto è molto meno scontato di quello che ci si poteva aspettare. A livello globale, è possibile che la spesa militare sia usata in alcuni paesi come forma di supporto all’economia, in altre parole come forma di spesa pubblica finalizzata a favorire l’occupazione e a mettere in circolo risorse.
È però interessante la situazione americana, infatti gli USA sembra non prendano in considerazione di limitare la spesa su questo fronte, con il Segretario alla Difesa che avrebbe proposto per il 2009 un budget di 534 miliardi di dollari, 20 in più dell’anno precedente. Come facilmente si può notare dalle cifre, non si sta certo parlando di “bruscolini”, ma di cifre che hanno un impatto rilevante nel bilancio dello Stato. Peraltro, va anche detto che secondo i dati del SIPRI, gli USA pesano per il 45% sulla spesa militare mondiale (quasi dieci volte il secondo Paese per spesa, la Gran Bretagna).
Viene fin troppo facile dire che parte di queste risorse avrebbe potuto essere usata in modo diverso, anche se va detto che secondo alcuni analisti il mantenimento della spesa militare su questi livelli è dovuto a questioni “tecniche” di come viene realizzato il budget, e che sono difficili modifiche sostanziali prima del 2011.
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