Come forse avrete già sentito o letto, il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che le svalutazioni finanziarie potrebbero raggiungere il valore di 4.100 miliardi di dollari entro la fine del 2010. Notate che ho scritto “svalutazioni“: parlare di “capitale bruciato” o “perdite” (come spesso si fa sui giornali) è a mio parere improprio, tanto più considerato il fatto che queste svalutazioni fanno da contrappeso ad una serie di sopravvalutazioni che erano avvenute negli anni scorsi.
Ma veniamo alla “distribuzione” di queste svalutazioni:
- Negli USA sono attese svalutazioni per 2.700 miliardi.
- In Europa, le svalutazioni attese sono 1.200 miliardi.
- Il rimanente (200 miliardi circa) in Giappone ed Asia.
E’ importante notare che la stima delle “svalutazioni USA” è aumentata, dato che a gennaio la stima era di 2,2 miliardi (la stima precedente, di ottobre, era di 1.400 miliardi). Un dato che dà argomenti a quanti sostengono che la crisi non è finita, per quanto il quadro della situazione possa andare chiarendosi.
Per quanto riguarda i soggetti esposti a queste svalutazioni, va detto che circa il 60% di queste dovrebbero finire sulle spalle delle banche, ma ben il 40% sarà a caricodi soggetti diversi, in primo luogo assicurazione e fondi pensione USA (ricordiamo che l’approccio dei fondi pensione americani è decisamente più speculativo di quelli “nostrani”), che dimostra ancora una volta la necessità di regolamentare in modo più adeguato anche i soggetti non-bancari che operano in campo finanziario.
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]