Hanno un futuro i fondi di investimento? La crisi economica ha provocato una vera e propria fuga dai fondi. L’intervento del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Giovanni Carosio, all’assemblea di Assogestioni (l’associazione che raccoglie le Società di Gestione del Risparmio) offre diversi spunti di riflessione, che vale la pena citare in modo schematico.
Alcuni dati:
- Da settembre 2007 a settembre 2008, le famiglie italiane hanno sempre più spostato i propri investimenti dai “prodotti finanziari” (azioni, quote di fondi comuni e prodotti assicurativi del ramo vita) ai “prodotti bancari” (depositi, obbligazioni, ecc.).
- I fondi comuni italiani hanno registrato una raccolta netta negativa per 84 miliardi di euro (in altre parole, c’è stata più gente che ha disinvest di quella che ha investito).
- Molti fondi sono “spariti dal mercato”, con i fondi aperti sono diminuiti del 18%: si tratta di un effetto combinato dell’allontanamento dei risparmiatori unito alla riduzione del valore degli asset, che ha ridotto in modo consistente il patrimonio netto di molti fondi.
Alcune criticità rilevanti:
- I fondi di investimento hanno sottovalutato l’importanza di mantenere un profilo di investimento che abbia un orizzonte temporale coerente con quello degli investitori. Il rischio è altrimenti quello di trovarsi ad affrontare potenziali problemi di liquidità (basti pensare al caso LTCM), qualora gli investitori vogliano indietro le loro quote ma il fondo non fosse in grado di disinvestire velocemente.
- Non ci sono guadagni facili: alti rendimenti sono associati ad elevati rischi, con le conseguenze che ciò comporta. In quest’ottica, i prodotti complessi e “oscuri” hanno fatto il loro tempo: il mercato difficilmente sarà propenso ad accettare prodotti che non capisce.
- La Direttiva MIFID, che dovrebbe aiutare la trasparenza e la tutela degli investitori, è stata applicata in modo “formale”: ma quello che è necessario è che gli operatori finanziari svolgano un’attività di assitenza concreta agli investitori, per comprenderne le reali necessità.
- Il mercato chiede prodotti semplici, trasparenti, economici e con livelli di leva contenuti, costruiti per creare valore nel lungo periodo. Peraltro, osserva Carosio, si tratta ormai di una necessità, dato che chi era interessato a guadagni a breve termine, è ormai fuori dal mercato dei fondi e anche in futuro probabilmente sceglierà altre strade.
Si tratta, a mio parere, di una serie di considerazioni che sono pienamente condivisibili. Vale la pena però evidenziare un aspetto importante sul risparmio gestito , e cioè che la “fuga dai fondi” è stata sì aggravata dalla crisi, ma non causata. Perché il problema è che in generale la gestione dei fondi di investimento non è soddisfacente: abbiamo citato qualche tempo fa alcune ricerche che evidenziavano come la performance della gestione attiva dei fondi sia pari a quella che si avrebbe compiendo operazioni a caso, cosa di cui gli investitori si stanno sempre più rendendo conto, con il risultato che diventano sempre meno attratti da questi fondi gestiti.
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