In un intervista a Corriere Economia, David Kostin, “strategist” di Goldman Sachs prevede che gli indici azionari torneranno a salire, con l’S&P 500 che potrebbe toccare quota 1.100, quindi con un guadagno del 26% rispetto alle quotazioni attuali. Una valutazione basata sulla fiducia circa l’efficacia dell’intervento di rilancio dell’economia, e sulla convinzione che l’andamento economico abbia “toccato il fondo” nell’ultimo trimestre 2008, per quanto gli effetti maggiori sui profitti delle aziende debbano ancora farsi sentire.
È una previsione verosimile? In un certo senso sì, facendo la solita premessa che le previsioni sull’andamento della borsa in genere lasciano il tempo che trovano, e applicando un fattore di correzione alle stime per tenere conto del fatto gli analisti hanno la tendenza ad essere (eccessivamente) ottimisti.
Da un certo punto di vista, può essere verosimile dire che “il peggio è passato“, almeno nel senso che i minimi toccati nei mesi scorsi potrebbero non essere superati di molto, ma rischi ce ne sono ancora. Innanzi tutto, è ancora da dimostrare la reale efficacia dell’intervento USA a favore dell’economia. Inoltre, è possibile che ancora “non tutti i nodi siano venuti al pettine” nel mondo finanziario, che comunque rimane esposto a grosse perdite che non ha ancora riassorbito, cui si aggiunge il peso della crisi sui conti pubblici di molti Paesi (USA compresi), che potrebbe avere effetti sulla capacità reale di intervento e quindi di favorire una ripresa economica.
Ma della situazione di incertezza attuale dà atto anche lo strategist di Goldman Sachs, che dice non si possa escludere “un ritorno temporaneo sui 750 punti” dell’S&P 500. Ma se questo avvenisse veramente, allora per arrivare all’ipotetico 1.100 di fine anno si dovrebbe avere circa un +46%. Una performance in 9-10 mesi che sembra un po’ ottimistica, per quanto i rally dopo le crisi possano essere considerati “normali”, dato che resta il fatto che il 2009 si presenta come un anno interlocutorio (ovviamente, se saltasse fuori che “tutto va bene” o che quantomeno tutte le misure sono efficaci come sperato, allora gli ottimisti avrebbero ragione), e che in genere le “salite” sono più lente delle “discese”. Per dare un’idea di quanto sarebbe straordinaria una performance di quel tipo, ho recuperato una tabella con le dieci migliori performance annuali del Dow Jones (per quanto qui abbiamo sempre parlato del S&P500).
Le migliori performance annuali del Dow Jones | |||
. | Anno | Chiusura | % Variazione |
1
|
1915
|
99.15
|
81.66
|
2
|
1933
|
99.90
|
66.69
|
3
|
1928
|
300.00
|
48.22
|
4
|
1908
|
86.15
|
46.64
|
5
|
1954
|
404.39
|
43.96
|
6
|
1904
|
69.61
|
41.74
|
7
|
1935
|
144.13
|
38.53
|
8
|
1975
|
852.41
|
38.32
|
9
|
1905
|
96.20
|
38.20
|
10
|
1958
|
583.65
|
33.96
|
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
E’ interessante vedere come tutto il mondo sia paese. Gli analisti finanziari, in questo scorcio di inizio secolo assomigliano molto ai teleimbonitori e ai cartomanti delle tv locali quando prevedono i numeri del lotto.
Il signor KOSTIN, che NON HA PREVISTO il tracollo della sua stessa azienda “Goldman Sachs”, che non ha previsto il fallimento di quasi l’intero sistema finanziario mondiale, pretende ora di dire cosa faranno le borse entro fine anno?
“Ma per piacere, ma si scosti” direbbe Totò.
Francamente credere ancora agli analisti, ora, è peggio che credere alla befana: sono senz’altro braccia tolte all’agricoltura.
In realtà ci sono anche altre cose che lasciano perplessi: per prima il fatto che continuino ad insistere così tanto sui dividendi. Non credo di dire una follia se dico che ad uscire meglio dalla crisi saranno le aziende solide con i conti in ordine, piuttosto che quelle che pagano dividendi elevati.