Sento alcuni sostenere che la crisi si è avuta inevitabilmente perché in molte nazioni le attività finanziarie avevano raggiunto una dimensione a quella del PIL. Si tratta però di un’affermazione solo parzialmente corretta.
Il fatto che si sia arrivati a valutazioni esagerate è fuor di dubbio, e lo abbiamo evidenziato più volte, però bisogna stare attenti a non cadere in un possibile equivoco. In linea di principio, può benissimo avere senso che il totale delle attività finanziarie sia superiore al prodotto interno “reale”. Infatti, non bisogna dimenticare che la finanza “anticipa” il mondo reale, in quanto il valore di un’azienda dipende dalla sua capacità di produrre reddito in futuro. Nello stesso modo, prendere a prestito vuol dire spostare ad oggi il consumo di qualcosa che sarà prodotto in futuro.
Quindi, è ragionevole che le attività finanziarie descrivano il prodotto futuro e non quello attuale, e quindi che siano maggiori di quest’ultimo. Il problema nasce dal fatto che per la stima di quello che potevano essere i valori futuri ci si è piu o meno coscientemente basati su ritmi di crescita (come quelli dei prezzi delle abitazioni) non sostenibili nel lungo termine: per certi versi, si può dire che la finanza abbia “sbagliato i conti” sulle previsioni, e adesso assistiamo alle conseguenze.
Banche e Risparmio [http://banche.blogspot.com]
Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]
Banche e Risparmio ha cambiato indirizzo: aggiorna i tuoi link con il nuovo indirizzo www.banknoise.com!
Attività finanziarie maggiori del PIL: è questo il problema?
… a me la situazione sembra un po’ diversa da come la metti giu’…
quando si legge che ci sono circa 485.000 miliardi di dollari (solo) di strumenti derivati in giro per il mondo e che questi sono 8 volte il PIL mondiale, non si parla mica di azioni.
Qui si tratta di un ordine di grandezza mica del 30% in piu’ e non si parla di azioni (che dovrebbero misurare la capacita’ di produrre utili, anche futuri, del “mondo produttivo”), ma di strumenti finanziari che dovrebbero servire ad azzerare i rischi.
I derivati non dovrebbero servire a ripararmi dai rischi che potrebbero venire dai cambi del tasso di sconto, o del prezzo delle materie prime o dai cross delle valute o dal fatto che i miei debitori non mi paghino?
E tutti i guadagni che sono stati fatti dalla gente che stipulava i contratti derivati (che teoricamente dovrebbe essere una specie di servizio) hanno alimentato e aumentato l’economia mondiale, il pil (viviamo veramente in un mondo fantastico).
Peccato che chi faceva tutti questi contratti non si preoccupava affatto che la controparte fosse solvibile nel caso ci fosse qualche riscatto (diciamo almeno in caso di una piccola crisi, dove devi onorare almeno il 5/6% dei contratti) e quindi tutti questi miliardi di derivati si sono rivelati fuffa.
AIG da sola (citygroup sembrera’ una bazzacola), se non si inventano qualcosa (o non succede qualche miracolo e l’economia si riprende un po’ a meta’ del prossimo anno), con un 15-20% dei contratti da onorare potrebbe mangiarsi il pil americano; anche se le controparti si accollano un po’ della perdita e si fanno pagare un “tanto al chilo” tipo 15-20 centesimi per dollaro, sicuramente sarebbero troppi soldi.
Non c’e’ una soluzione che non passi dal cambiare le regole, semplicemente non esistono i soldi per onorare tutti questi contratti che sono stati fatti.
Ma infatti non sto certamente dicendo che le cose vanno bene così come sono!
Non sto mettendo in dubbio che ci sono stati (e ci sono ancora) clamorosi eccessi in questo senso, e come noti tu distorsione del significato stesso di strumenti finanziari (che anziché essere usati per ridurre il rischio sono stati usati per aumentarlo).
Il punto era evitare l’equivoco di rapporto ideale 1:1 tra attività finanziarie e PIL, in cui stanno cadendo alcuni.