Economia e Finanza

L'economia inglese e la sterlina

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La sterlina è la moneta che sta registrando le peggiori performance tra quelle delle economie maggiori, con una svalutazione in 12 mesi di circa il 16,5% rispetto all’Euro, e oltre il 25% rispetto al Dollaro e addirittura di quasi il 40% rispetto allo Yen.


Il problema della moneta inglese è il problema dell’economia britannica, e cioè che negli anni si è proposto come “centro finanziario” (se non il centro, almeno uno dei principali) del mondo, ed è stata consentita la creazione di una “bolla del mattone“, con una “mania degli acquisti” di immobili che è stata alimentata dal sistema creditizio con offerte di finanziamenti insostenibili. Il caso-limite è la diffusione anche di mutui in cui il contraente paga solo gli interessi, senza rimborsare il capitale, basati sull’illusione che il prezzo degli immobili non sarebbe mai diminuito, e quindi uno avrebbe, di fatto, potuto comodamente pagare la casa al momento di venderla. Un modello però insostenibile, e non è un caso che le banche inglesi siano state tra le prime a trovarsi in grossa difficoltà (basti pensare al caso Northern Rock).

Il deteriorarsi delle condizioni economiche del paese ha condotto ad una fuga di capitali, che ha inevitabilmente come conseguenza la vendita di sterline da parte degli “ex-investitori”.

Per affrontare questa crisi, la Bank of England ha tagliato i tassi di ben un punto percentuale, portandoli al 2%, un valore che nel Regno Unito non si toccava dal 1939. Non solo: è probabile che a gennaio la BoE effettui un taglio di un ulteriore mezzo punto, portando i tassi all’1,5%, che sarebbe un record assoluto per gli ultimi quattrocento anni.

Cosa aspettarsi per il futuro? Gli ottimisti sostengono che la gran parte delle previsioni negative sono già state “incorporate” nel cambio, e quindi non la moneta inglese non dovrebbe perdere ulteriore terreno.

Ma molto dipende da come si svilupperà lo stato dell’economia inglese nei prossimi mesi, e dall'”umore” dei mercati nel loro complesso. Alcuni analisti fanno notare che non è impossibile che, per quanto “teoricamente” la moneta possa aver raggiunto i minimi, si arrivi in una situazione in cui non vi siano compratori (a causa di timori più o meno fondati, avversione al rischio, mancanza di risorse per effettuare investimenti), cosa che potrebbe causare un crollo quasi improvviso e molto veloce del valore della moneta: se i compratori sono pochi, i venditori devono accontentarsi, e se i compratori sono molto pochi e i venditori devono per forza vendere, possono trovarsi a dover accettare quotazioni “ingiustificatamente basse”, cosa che però potrebbe scatenare una corsa alle vendite.

Per questi motivi, in Gran Bretagna si stanno moltiplicando le voci di chi è tentato dall’adesione all’Euro: si tratta di un processo che però non sarà immediato, ma richiederà alcuni anni, ma è probabilmente inevitabile. Infatti la non-adesione all’Euro va ricondotta alla diversità di politiche economiche con il resto della UE, in quanto Londra si proponeva come appunto come centro finanziario internazionale, ma è possibile che questo ruolo venga ridimensionato in conseguenza della crisi finanziaria attuale, non solo per i problemi economici del Regno Unito ma anche perché è possibile che vengano apportate modifiche alle regolamentazioni dei mercati, tali da cambiare il ruolo di questi centri.

Banche e Risparmio [http://www.banknoise.com]

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3 commenti

  • La BoE affossa i tassi (in ritardo per via dell’inflazione degli ultimi mesi) nella speranza di far riprendere il mercato immobiliare, che conta per una quota pazzesca del Pil (mi sembra un terzo, forse esagero).

    Il problema e’ che le banche non passano questo taglio di tassi sui mortgages, e non c’e’ fiducia sufficiente neanche nel prestito interbancario, che determina il Libor, che rimane ancora alto come spiegato sul telegraph

    http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/3568334/Libor-falls-to-lowest-ever-level-after-MPC-cuts-interest-rates-to-2pc.html

    Secondo me e’ ridicolo pensare che si il Regno Unito dopo questa crisi si proponga al mondo con lo stesso mix abnormemente sbilanciato sul finanziario e immobiliare.

    E’ finita un’era.

    Ma la risposta Euro e’ troppo facile, l’UK non e’ l’Islanda, ha molte piu’ risorse.
    Quindi c’e’ da chiedersi, come sostituire quella quota di Pil scomparsa?

    Nessuno, ne’ Cameron ne’ Brown, propone alternative vera.

    E se il paese non si fosse cosi’ deindustrializzato, con questo cambio l’export avrebbe goduto di benefici che avrebbero in parte controbilanciato la situazione.

    Che sia questa la vera risposta, la via da seguire?

    Saluti

    Cristiano