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Etica e finanza sono compatibili?

Secondo molti, la crisi finanziaria attuale è figlia di una mancanza di etica da parte del mondo della finanza. La domanda che sorge spontanea, per il futuro, è quindi naturale: è possibile fare sì che la finanza si comporti in modo etico?


Senza voler entrare in discorsi filosofici né tantomeno utopistici, e rimanendo legati a logiche “di mercato”, vale la pena evidenziare che una prima, buona approssimazione del “comportamento etico”, si ha con l'”ottica di lungo periodo”. Un’ottica di lungo periodo, infatti, obbliga ad una logica di sostenibilità. Un’ottica di breve periodo, al contrario, può puntare a grossi vantaggi — per sé — nell’immediato, ma solitamente porta delle conseguenze negative in tempi più lunghi. Pensate alla fiaba della cicala e della formica, tanto per capirsi.

Facciamo qualche esempio. Dal punto di vista ambientale-ecologico, un’ottica di lungo periodo mi imporrebbe la conservazione (inteso come utilizzo sostenibile) delle risorse naturali: altrimenti, se si consuma (inquina) troppo, le risorse vengono esaurite e quindi sono alla fine compromesse le capacità di operare dell’impresa. Dal punto di vista sociale, favorire lo sviluppo economico delle popolazioni svantaggiate è nel lungo periodo un beneficio, perché implica lo sviluppo di nuovi mercati di possibili clienti e fornitori.

Forse qualcuno storcerà il naso ad una visione utilitaristica su problematiche di questo tipo. Eppure, questa visione ha il grosso vantaggio di richiedere cambiamenti relativamente piccoli rispetto alla situazione attuale, e di non richiedere una discontinuità nella nostra cultura e nel nostro modo di pensare. Un orientamento maggiore all’ottica di lungo periodo è in fondo probabilmente possibile con adeguati incentivi economici o politiche fiscali. Probabilmente non avremmo ancora la situazione ideale, ma sarebbe quantomeno un primo passo importante per un’economia più sana. E si sa, anche i cammini più lunghi si compiono un passo dopo l’altro.

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