Dopo un primo entusiasmo iniziale seguito all’intervento del governo USA indirizzato a sostenere i mercati, le borse ricominciano a segnare risultati negativi. Ma è forse ancora più significativo l’andamento dell’Euribor, il tasso a cui le banche si prestano i soldi l’un l’altra. Infatti, in questi giorni l’Euribor ha raggiunto dei livelli record, come si può notare dal grafico:
Grafico dell’andamento nel 2008 del tasso Euribor® a 1 mese
Il problema, a mio parere (ma anche di molti esperti ben più autorevoli) è che le vere questioni di fondo non sono affrontate in modo sostanziale, puntando a curare i sintomi piuttosto che la malattia. Vediamo quali sono le questioni sospese:
- Il problema strutturale è il mancato funzionamento dei meccanismi e delle authority di regolamento dei mercati, così come dell’inefficacia delle agenzie di rating, che ha permesso che venissero fatti errori di valutazione rispetto all’affidabilità di molti soggetti finanziari, causando alla fine una reazione a catena.
- Il piano di salvataggio aiuta nello stesso modo chi si è preso grossi rischi, facendo finanziariamente il passo più lungo della gamba, e chi invece si è comportato correttamente, e va a spese di quest’ultimo, e quindi manca di quella che possiamo chiamare equità sociale. Inoltre non scoraggia comportamenti a rischio futuri, anzi, dato che le perdite vengono “socializzate”.
- Nel salvataggio di AIG, il governo USA ha ottenuto il controllo della società, con l’80% del capitale. Invece il piano di salvataggio rischia di essere di fatto a fondo perduto, con le conseguenze immaginabili sull’economia USA, e gli effetti a cascata che può avere a livello mondiale.
Cosa si potrebbe fare per salvare la situazione? Ci sono alcune idee diffuse tra gli esperti, che probabilmente sarebbero cose da fare prima di un’intervento come quello programmato dal Tesoro americano. Per esempio:
- Innanzi tutto, banche ed istituzioni finanziarie dovrebbero avere il divieto di distribuire dividendi per un certo periodo, per ricostituire le riserve. Certamente rende più difficile la raccolta di capitale, ma non ha senso che una società che viene soccorsa distribuisca dividendi.
- I debiti insoluti potrebbero essere convertiti in capitale azionario, il che aggirerebbe il problema della liquidità di molti asset. Causerebbe, certamente, perdite ai creditori, ma questo è in realtà un fatto positivo nel medio periodo, perché qualunque sistema economico sano necessita di soggetti che operino una selezione nei prestiti tra soggetti affidabili e non, proprio per incoraggiare l’affidabilità complessiva del sistema.
- Probabilmente, invece che acquistare i cosiddetti “toxic asset” di cui le banche devono liberarsi, il governo USA farebbe bene ad acquistare capitale azionario delle banche che necessitano di sostegno, cosa che permetterebbe di evitare l’ostacolo della valutazione di questi asset (che è fin troppo facile sopravvalutare), così come di affrontare direttamente uno dei principali problemi attuali, cioè la sottocapitalizzazione si molte banche. Chiaramente, questo ha un sapore di nazionalizzazione del settore (che però, se devo dirla tutta, entro certe quote non sarebbe un’oscenità, visto il ruolo sociale che ha), che è probabilmente estraneo dalla cultura USA.
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