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Tesoretto: un problema affrontato nel modo sbagliato, a prescindere dai punti di vista

In questi giorni, è viva la polemica tra il Ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa (che è sempre in carica per “il disbrigo degli affari correnti”) e i sindacati, nonché una parte delle forze della ex-maggioranza. In sostanza, questi ultimi sostengono che ci sia un “tesoretto” di 10 miliardi di euro, Padoa Schioppa dice che invece questi soldi non ci sono.


Personalmente, questo atteggiamento di governo e parti sociali mi ricorda più quello di lupi selvatici che si sbranano tra loro per un pezzo di carne marcia, piuttosto che quello di uomini che dovrebbero rappresentare l’interesse del Paese. Tradotto: ragionare sul tesoretto, vero o presunto, vuol dire continuare a ragionare sulla logica dell’emergenza, che è la logica che ha “affondato” l’Italia. Abbiamo già evidenziato in passato alcune contraddizioni dei conti pubblici, ma qui vorrei sottolineare come l’unica logica possibile sia quella della pianificazione, programmazione e progettazione. In altre parole, in Italia mancano degli obiettivi a medio-lungo termine: cosa vogliamo diventare, e come? Se serve (come serve) aumentare i salari, va fatto attraverso la progettazione, non a causa di un fortunato surplus di risorse.
Ovviamente l’instabilità politica congenita del nostro paese, cui si aggiunge l’hobby di ogni nuovo governo di smentire quanto fatto dal precedente, non aiuta certo, però non credo sia ulteriormente sostenibile questa situazione in cui la sensazione è che tutti cerchino di arraffare tutto l’arraffabile.

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