Alla fine la crisi di governo è arrivata, certamente non inattesa. Ma che cosa comporta per le tasche degli italiani? Credo ci siano due ordini di effetti che si possono immaginare:
- Nel medio-lungo termine, dipende se si cambia legge elettorale o meno: se si coglie l’occasione per mettere in piedi una legge elettorale che garantisca che chi ha la maggioranza abbia la maggioranza (senza dover essere costantemente “ricattato” da interessi particolari), allora può portare sicuramente benefici – chiunque poi vinca le elezioni, dato che una strada precisa in termini di politiche economiche è comunque meglio dell’incertezza. Se invece si continua ad avere una situazione in cui vi è un continuo conflitto per conquistare poltrone e/o far valere interessi “non collettivi”, è improbabile che si mettano in atto tutta una serie di meccanismi che sono necessari alla “competitività del Paese”, come si dice roboantemente, ma che in pratica vuol dire (o meglio, dovrebbe voler dire) creare le condizioni per il benessere della popolazione.
- Nel breve termine, ci sono tutta una serie di iniziative di questo governo, o che coinvolgono questo governo, che rimangono in sospeso, e c’è il rischio che lo rimangano ancora a lungo. Ad esempio:
- Tassazione delle rendite al 20%;
- Rinnovi di diversi Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (manca, ad esempio, ancora quello del Commercio, che coinvolge un grandissimo numero di lavoratori);
- Potenziale rallentamento, se non arresto, di iniziative e programmi a supporto delle imprese e dei lavoratori, che perdono di priorità, e che comunque richiederebbero un ottica temporale e strategica non compatibile con la situazione attuale di governo.
- Diversi “pacchetti” di leggi che erano stati più o meno promessi o ventilati (come un ulteriore ampliamento della Legge Bersani) adesso non si sa che fine faranno.
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