Economia e Finanza

Allarme per il petrolio a 100 dollari, ma è giustificato fino in fondo?

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Il prezzo del petrolio che ha raggiunto la soglia dei 100$ sta mettendo in allarme un po’ tutti. Un allarme sicuramente giustificato per gli USA, a mio parere un po’ meno per l’Europa. Infatti, il prezzo del petrolio, come avevamo avuto modo di sottolineare anche in passato, ha raggiunto questi valori anche a causa della crescente debolezza del dollaro.



Il prezzo del petrolio (in dollari) dal 1 settembre 2002 al 3 gennaio 2008


Il grafico del prezzo del greggio fa sicuramente “paura”, ma ha diverse similitudini con quello del cambio Euro/Dollaro:


Cambio Euro/Dollaro dal 1 settembre 2002 al 3 gennaio 2008


E infatti se si calcola il prezzo del petrolio in Euro, il grafico fa molto meno paura: dimostra un chiaro trend crescente, ma decisamente non un’esplosione.


Il prezzo del petrolio (in euro) dal 1 settembre 2002 al 3 gennaio 2008


Partendo da questo presupposto, mi lasciano un po’ perplesso le dichiarazioni del commissario Alumnia, che tramite il suo ufficio ha detto che “se i prezzi del greggio restassero agli attuali livelli record ci sarà un impatto sull’economia“. Indubbiamente, è vero che (anche i Euro), il petrolio ha oggi prezzi record. Purtroppo, però, non si può dire che questi siano anomali né tanto meno inattesi: infatti è noto che il consumo di petrolio è crescente (per la sempre maggiore industrializzazione di paesi come Cina ed India, che da soli costituiscono il 35% della popolazione mondiale), mentre le disponibilità di petrolio sono fisse (e, secondo alcuni esperti, decrescenti fra qualche anno): se nelle previsioni economiche non si tiene conto di questo importante fattore, ogni previsione è priva di significato.

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