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I pronti contro termine (PCT)

A volte può capitare di imbattersi in una sigla – “PCT” – quando si parla di investimenti, e/o fondi (azionari o obbligazionari), a volte utilizzata anche come termine di confronto con altri tipi di investimento. Bene, “PCT” sta per Pronti Contro Termine, ed indica una particolare forma di investimento, nella quale si acquistano dei titoli e contestualmente ci si impegna a rivenderli ad un prezzo prefissato e ad una scadenza prefissata (solitamente la durata complessiva dell’operazione è di qualche mese) .
L’aspetto interessante quindi è l’assoluta certezza del rendimento dell’operazione, che è rappresentato dalla differenza, al netto della ritenuta fiscale (e delle spese per operazione!), fra quanto investito a pronti e quanto realizzato a termine: ideale insomma per chi vuole investire con sicurezza un po’ di soldi bloccandoli per tempi limitati. Il rendimento effettivo dei PCT è superiore a quello dei BOT ed inferiore a quello dei BTP.
Ci sono però un paio di cose a cui bisogna stare attenti:


  • I soldi che impegnate nell’operazione sono bloccati fino alla scadenza (non potete averli indietro se ne avete bisogno, insomma).
  • Gli eventuali costi fissi possono rendere poco vantaggiosa l’operazione per cifre ridotte.
  • Alcune banche richiedono che l’operazione impegni un capitale consistente (in alcuni casi è richiesto un “taglio minimo” di 20.000 Euro).

Nella categoria dei PCT rientrano anche IWPower di IWBank, di cui abbiamo già parlato (in particolare, IWPower30/90/180), e Super Save di Fineco, e sono probabilmente più adatti per chi vuole investire (o almeno, che vuole bloccare) piccole somme.

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1 commento

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