Il sovraffolamento delle carceri in Pakistan viene risolto accelerando le esecuzioni. E’ la denuncia di “Human Rights Comission of Pakistan” (HRCP) secondo cui dall’inizio di quest’anno sono 41 le condanne a morte eseguite tramite impiccagione rispetto alle 52 totali dell’anno scorso. Nei soli bracci della morte, secondo l’associazione, ci sono 3.500 persone in eccesso rispetto alla capienza normale.
“Di solito – spiega I. A. Rehman, presidente dall’HRCP – un condannato a morte aspetta 15 anni prima di essere ucciso, mentre quelli condannati per terrorismo o per offesa o attentato al presidente non più di due. Da un po’ di tempo non è così e il governo ha velocizzato le esecuzioni, per fare spazio nelle carceri”. L’aumento dei prigionieri che occupano i bracci della morte dipende anche dall’aumento del numero di reati per cui è prevista la pena capitale.
“Da poco tempo – spiega Rehman – anche reati come traffico di droga, violenza sessuale e rapimento di minori sono punibili con l’impiccagione”. Prima si ricorreva a questa pena solo per reati come l’omicidio e la sedizione. Rehman si rammarica per l’assenza di proteste nell’opinione pubblico, segno inequivocabile di “una società violenta dove le persone sono esposte quotidianamente a omicidi di ogni genere”.