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Le spogliarelliste? In Norvegia von devono pagare l’Iva

MILANO – Qual è la differenza tra una stangona tutta curve che ancheggia su un palco sfilandosi i già succinti abiti e una novella Maria Callas che incanta i melomani della Traviata con gli acuti di Violetta? Nessuna, almeno nella progressista Oslo.
Lo spogliarello è un’arte, né più né meno di un’opera lirica. Perciò se per gli esclusivi biglietti della Scala non si paga l’Iva perché mai bisognerebbe batter cassa per far entrare la gente in un più popolare night club? Stupiscono ancora, i tribunali norvegesi. Dopo la condanna per stupro di quella studentessa che aveva imposto a un suo amico una evidentemente non gradita notte di sesso orale, ora il tribunale di Oslo s’impegna a difendere la dignità artistica dello strip tease. Felicissimi i proprietari del Diamond Go Go Bar, locale che da tempo riscalda le notti della capitale e che di pagare l’annoso tributo proprio non voleva saperne.


IL CONTRADDITTORIO IN AULA – Aveva più di un milione di corone da pagare in arretrati, il locale. Quasi 124 mila euro di debito nei confronti dello Stato, che perciò l’ha citato in giudizio. «Ma gli spettacoli di cabaret con i comici che raccontano storielle sconce sono esenti da Iva così come le opere liriche a teatro: perché noi no?», argomentava la difesa. Con modi impeccabili, i legali dell’ufficio imposte continuavano invece a ribadire che ci fosse una bella differenza tra una spogliarellista e un soprano. E soprattutto che sui biglietti staccati all’ingresso del night bisognava proprio pagarla, quell’imposta. Alla fine, il tribunale ha deciso: «Lo spogliarello rientra nello stesso regime di esenzione di una rappresentazione teatrale, un’opera lirica o un balletto».
LA DECISIONE DEL GIUDICE – Nella sentenza, il giudice scrive: «A conoscenza del tribunale, in alcuni locali, soprattutto all’estero, si possono vedere artiste estrememente belle che si muovono con grazia al ritmo della musica, con gesti sensuali, e si spogliano progressivamente per trasmettere agli ospiti solo buone sensazioni». In più, assicura la corte, dopo ogni spettacolo il locale in questione «proibisce alle sue performer qualsiasi contatto con gli spettatori». Ecco la garanzia assoluta: «Il night club può essere considerato a tutti gli effetti un erogatore di spettacoli artistici ed essere pertanto esentato dall’Iva». Fine del contenzioso. In aula, quelli dell’ufficio imposte avevano un gran obiettare e un continuo puntualizzare sul fatto che «il pubblico accorre a frotte solo per vedere le ragazze nude»: stasera al Diamond Go Go Bar il leit motiv dell’arringa accusatoria sarà già bell’e dimenticato.
Elsa Muschella
06 maggio 2005

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