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Usa, paghe ridotte agli obesi

Negli Stati Uniti l’obesità è una vera e propria emergenza, infatti ben due terzi degli americani sono soprappeso, e più del 30 per cento è clinicamente obeso. Secondo uno studio, nel 2015 le persone almeno 10 chili in sovrappeso saliranno al 75 per cento, mentre gli obesi saliranno addirittura 41 per cento.


Questa situazione ha anche risvolti economici: alcune aziende americane sono ormai stufe di pagare assicurazioni sanitarie sempre più costose per i loro dipendenti. Infatti il conto delle assicurazioni è quasi raddoppiato negli ultimi anni, soprattutto a causa del fatto che i  dipendenti assicurati sono fumatori od obesi, con una conseguente maggiore esposizione a malattie cardiocircolatorie e al diabete. Con risultati impressionanti: si calcola ad esempio che i soli costi sanitari incidano ormai per oltre 1.500 dollari su ogni auto venduta dalla General Motors.

Questo sta spingendo alcune aziende a tagliare lo stipendio ai dipendendi che non rientrano in parametri di peso che li pongano statisticamente al riparo da maggiori rischi per la salute.

Questa mania salutistica non è una novità negli USA, dove da tempo è in atto una crociata contro il fumo, con aziende (come la Scotts, che produce fertilizzanti) stanno addirittura effettuando esami del sangue e licenziando i dipendenti cui viene trovata nicotina nel sangue.

Ovviamente, non mancano le polemiche, dato che oltre a violare la privacy, questi atteggiamenti salutistici non hanno confini ben definiti. Lewis Maltby, presidente del Centro per i Diritti dei Lavoratori, sottolinea come il fumo non sia l’unico stile di vita che incide sulla salute, e di questo passo saranno penalizzati anche i dipendenti che sciano,  mangiano da McDonald’s o facciano sesso non protetto.
Corriere.it

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