Usa, è Karen Jackson la campionessa del disordine
MILANO – Disordine è bello. E in certi casi è anche produttivo, al di là di quello che potrebbe pensare il vostro capo. Ne sono convinti gli autori di un libro che sta riscuotendo particolare successo negli Usa, «Il caos perfetto, i benefici nascosti del disordine», di Eric Abrahamson e David Freedman. E ne è convinta anche Karen Jackson, insegnante del Texas che si è aggiudicata il primo premio per la scrivania più disordinata d’America.
IL CONCORSO – L’iniziativa è stata promossa dalla Little, Brown & Co., la stessa casa editrice che ha pubblicato il libro, e ha visto la partecipazione di disordinati di ogni angolo degli States. Alla fine è stata Karen ad aggiudicarsi l’insolito titolo grazie ad un tavolo di lavoro completamente ricoperto di appunti, fogli di carta, fotografie e oggetti di vario genere. «Chi si trovasse a passare dal mio studio di casa – spiega la Jackson – potrebbe pensare: “Oddio, in questa stanza è esploso qualcosa”. Ma si tratta di un caos organizzato, un caos che ho fatto io e nel quale so esattamente dove si trova ogni oggetto».
ORDINE E TEMPO PERSO – Gli autori del libro, che hanno giudicato le 50 scrivanie finaliste decretando la graduatoria finale, sono convinti della propria tesi. Ovvero, del fatto che l’eccesso di ordine – e il tempo che al riordino viene dedicato – sia in realtà un esborso inutile. Una perdita di minuti e di denaro che potrebbe essere evitata, destinando forze e risorse ad altre occupazioni.
«IL DISORDINE STRESSA» – Ma non c’è unanimità su questa tesi. Anzi. Barry Izsak, responsabile dell’Associazione nazionale degli organizzatori professionali (Napo), la contesta decisamente e parla di eccessiva semplificazione nelle tesi dei due autori. «La disorganizzazione aumenta lo stress, fa perdere di vista gli obiettivi, è causa di ritardi. Per la maggior parte delle persone il caos non è positivo». Secondo l’associazione è anche possibile quantificare i maggiori costi dati dal disordine. Una compagnia che impiega mille impiegati di concetto che lavorano in particolare sullo scambio di informazioni, secondo la Napo, perde almeno 2,5 milioni di dollari all’anno per l’incapacità di archiviare correttamente dati e materiali e di recuperarli in tempi brevi al momento opportuno.
PROMEMORIA “NATURALE” – Gli autori del libro, tuttavia, non demordono. «Le persone troppo impegnate a tenere ordinata la propria casa o il proprio posto di lavoro sprecano tempo che potrebbe essere destinato ad altro – sottolinea Freedman -. Non solo: nel disordine si scoprono a volte oggetti che, se fossero stati stipati in qualche contenitore o cassetto, mai sarebbero tornati alla vista. Diciamo allora che il disordine che è anche un’ottima forma di promemoria».
FAMIGLIARI IMPICCIONI – Sembra esserne convinta anche Rochelle Wilson, 57 anni, la cui scrivania disordinata le ha fatto guadagnare la seconda posizione nella speciale classifica. La Wilson sostiene di non avere ancora assorbito il colpo da quando una volta i suoi familiari hanno provato a mettere ordine nel suo posto di lavoro: «Adesso – dice – non riesco più a capire dove sono le cose».