Un gruppo di giornalisti cinesi ha ideato un curioso esperimento per verificare la qualità degli ospedali locali: “spacciare” del comunissimo té come propria urina ed inviarlo ad una serie di laboratori come campione da testare.
Il risultato non è stato incoraggiante, su 10 ospedali contattati (tutti a Hangzhou, capitale della ricca provincia di Zhejiang), 6 hanno concluso che il “paziente” aveva un’infezione urinaria, e prescrivendo cure dal costo che raggiunge anche i 400yuan (circa 50 dollari, cifra che però va confrontata con il reddito medio del paese).
La riforma del sistema sanitario cinese, che negli utlimi 20 anni ha drasticamente tagliato i fondi a moltissimi ospedali. ha creato ampio scontento tra la popolazione, che conta ormai milioni di persone che non possono permettersi i costi di cure e visite mediche. L’inchiesta getta benzina sul fuoco, confermando l’idea diffusa che gli ospedali, soprattutto privati, vedano i pazienti esclusivamente come portafogli da svuotare anziché persone da curare: anche il Ministro della Salute, Gao Qiang, ha fortemente criticato la presunta abitudine di alcuni ospedali, “smascherati” da quest’inchiesta, di applicare tariffe esose e prescrivere cure costose e non necessarie.
[…] Ospedali cinesi non riconoscono il té dall’urina […]