Salute

Azienda biotech vuole riportare in vita le persone dopo la morte cerebrale

tessuto nervoso

Neanche troppi anni fa, una persona a cui non batteva il cuore veniva dichiarata morta. Oggi si sa che intervenendo rapidamente e con tecniche moderne si può fare ricominciare a battere il cuore, e si considera una persona deceduta solo quando non c’è più attività cerebrale.


Dunque la “morte cerebrale” è il confine definitivo? Secondo un’azienda biotech americana, la risposta è no: Bioquark (questo il nome dell’azienda) è convinta di poter fare ripartire l’attività cerebrale dopo che questa si è interrotta. La tecnica sarebbe basata sull’uso di iniezioni di cellule staminali, e farebbe parte di un progetto più ampio centrato sugli individui in coma irreversibile.

Bioquark aveva annunciato lo scorso anno che sarebbero stati effettuati dei test in India per dimostrare l’efficacia del trattamento, ma le autorità mediche indiane hanno vietato gli esperimenti, ritenendo che non soddisfacessero i criteri etici di sperimentazione.

Convinti della bontà e della potenzialità della loro idea, Bioquark non ha rinunciato, e recentemente hanno annunciato che a breve partiranno delle sperimentazioni in un paese sudamericano che non hanno però voluto rivelare.

I dettagli pubblicati della sperimentazione medica forniscono un’idea di come funzioni il metodo di Bioquark e chi siano i destinatari: la sperimentazione infatti prevede di coinvolgere pazienti dai 12 ai 65 anni, dichiarati cerebralmente morti a seguito di traumi. Tramite risonanza magnetica si ricercano segnali della possibilità di “invertire” la morte cerebrale. Poi si raccolgono cellule staminali dal sangue del paziente, a cui vengono iniettati dei peptidi nel midollo spinale. Il paziente poi viene sottoposto a stimolazione nervosa per 15 giorni, tramite varie tecniche. Questo insieme di tecniche dovrebbe permettere di “riavviare” il cervello.

 

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