Le ricerche scientifiche svolte in passato hanno sempre indicato una correlazione inversa tra la religiosità e il consumo di pornografia. La spiegazione che è sempre stata data è che tanto più una persona è religiosa, meno andrà alla ricerca di filmati a luci rosse.
Un sociologo dell’Università dell’Oklahoma ha voluto capire se ci possa essere anche una relazione causale di tipo diverso, e cioè se la minore religiosità ad essere causata dal consumo di pornografia, e non il viceversa.
Per capirlo, lo studio ha analizzato diverse “tornate” dei Portraits of American Life Study, che rappresentano le statistiche più dettagliate sull’impatto della religione negli USA. Il confronto ha effettivamente mostrato che in generale le persone che guardavano film a luci rosse nella prima “tornata”, condotta nel 2006, nelle interviste del 2012 indicavano maggiori dubbi religiosi rispetto a chi non li guardava.
L’aspetto molto curioso che però è emerso è che la relazione tra consumo di pornografia e religiosità non è lineare, come ci si potrebbe aspettare. Ci si potrebbe aspettare che minore sia il consumo di contenuti a luci rosse, maggiore sia la religiosità: questa relazione esiste effettivamente, ma solamente fino ad un certo limite, cioè “una volta a settimana”. Quando la frequenza del consumo di materiale hard sale ulteriormente, la religiosità torna a salire ulteriormente e si crea una correlazione positiva (maggiore è il consumo di pornografia, maggiore è la religiosità).
Il ricercatore ipotizza che consumi elevati di materiale per adulti possa stimolare la religiosità: ci sentiamo però di ipotizzare che la relazione di causa-effetto sia decisamente più complessa e che entrambi gli aspetti siano influenzati da numerosi altri fattori.