Economia e Finanza

Investire in oro: la soluzione alle incertezze dei mercati?

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L’oro è considerato tradizionalmente un bene rifugio e secondo l’esperienza di molti, per quanto il mercato dell’oro sia soggetto – come tutti i mercati – a volatilità e possibili speculazioni, ha rappresentato un “porto sicuro” per gli investimenti, specie se confrontato agli altri metalli preziosi.
La questione quindi nasce spontanea: di fronte ai rischi e le incertezze che stanno vivendo i mercati in questo momento, investire in oro può essere una buona soluzione? Indubbiamente, gli effetti della Brexit sono ancora tutti da comprendere, specie perché – se è chiara la volontà di uscita del Regno Unito – non è per nulla chiaro il tipo di rapporto che vorrà avere con la UE in futuro, né tantomeno quello che potrà avere. Incertezza che dunque va ad accumularsi sull’incertezza dovuta ad una crisi economica non ancora esaurita, che rimane a cavallo tra ripresa e timore di nuovi crolli dei prezzi delle azioni, a causa dell’emergere di problemi strutturali non risolti.


L’oro come investimento

L’andamento del mercato dell’oro è spesso confrontato con quello dei mercati azionari: tradizionalmente, l’oro è considerato uno strumento per “proteggere” il valore, mentre azioni e obbligazioni uno strumento per “generare” valore.  Azioni e obbligazioni avrebbero performance  migliori in contesti di stabilità politica e con poche perturbazioni esterne. Questo è particolarmente evidente se si guarda al mercato americano, dove le borse hanno sempre beneficiato di una sostanziale stabilità politica già dal XIX secolo.  L’economista Thomas Sowell evidenzia, come esempio estremo a dimostrazione del vantaggio delle azioni nel lunghissimo periodo in contesti  “stabili”, che un dollaro investito nel 1801 in obbligazioni americane nel 2004 avrebbe valso oltre mezzo milione di dollari, mentre un dollaro investito sempre nel 1801 in oro avrebbe valso solo 74 centesimi.
Ma se questo mostra che l’oro non dovrebbe essere forse considerato un investimento di lunghissimo termine, ciò non toglie che investire in oro può essere un ottimo rifugio in momenti di incertezza. Inoltre, il prezzo dell’oro rimane comunque significativamente volatile nel medio-breve periodo, e questa volatilità può quindi essere sfruttata per ottenere un guadagno, vendendo ad un prezzo più elevato di quello a cui lo si è acquistato, guadagno che può essere moltiplicato sfruttando il cosiddetto “effetto leva”.  Insomma investire in oro può essere redditizio, a patto di farlo nel modo giusto.

Come investire in oro

Per investire in oro non serve essere “professionisti del trading”, ma ci sono oggi numerosi strumenti semplici alla portata anche dell’investitore occasionale.  E’ però importante capire bene come investire in oro, comprendendo le basi del trading e scegliendo un broker o un mediatore per le compravendite (generalmente online).
Una volta compreso l’aspetto “tecnico” del trading, è il momento di fare delle previsioni sull’andamento del mercato: per completare quanto abbiamo scritto sopra, dobbiamo evidenziare che alcuni analisti prevedono un andamento diverso nel futuro, in cui la scarsità del metallo giallo potrebbe dare all’oro un trend rialzista nel lungo periodo (anziché sostanzialmente stabile come in passato). Il motivo è che la quantità di oro esistente al mondo è limitata, così come diventa sempre più difficile e costoso estrarlo. La domanda è decisamente superiore all’offerta, non solo per la richiesta di oro per investimento e come materiale per gioielli, ma anche perché è un materiale importante per l’industria.
Quanto investire?
Investire in oro, come tutti gli investimenti in generale, comporta elementi di rischio. E’ quindi fondamentale investire tenendo conto di ciò, limitando di conseguenza il capitale investito. Vale anche in questo caso la regola generale di investire solamente quello che si ha “in più” (specie se si è investitori alle prime armi). In altre parole, non bisogna investire rischiosamente risparmi necessari per spese programmate o previste, così come non bisognerebbe investire la parte di reddito “necessaria” per le spese correnti o previste per l’immediato futuro: non bisogna dimenticare infatti che non va considerato solo il rischio di perdite “perché l’investimento va male”, ma anche il fatto che essere costretti a “smobilitare” l’investimento (perché magari ci si trova a dover affrontare una spesa) espone spesso a perdite perché non si riesce a vendere nel momento ideale.
 

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