Abbiamo parlato in passato di come le giurie si facciano influenzare dall’aspetto delle persone che stanno giudicando, creandosi preconcetti che possono alterare in modo sostanziale l’esito del processo: uno studio condotto qualche tempo fa da dure ricercatori della Montclair State University (New Jersey) si è concentrato su una caratteristica specifica del volto: la barba.
L’esperimento condotto è stato piuttosto semplice: ai 63 soggetti coinvolti sono state mostrate due foto, spiegando loro che una era di un imputato in un caso di stupro, mentre il secondo era coinvolto in una causa con l’assicurazione relativamente ad un piccolo incidente domestico, e chiedendo loro di indicare quale foto ritraeva chi. In realtà però le due foto erano della stessa persona, solo che in un caso era rasata, mentre nell’altro aveva la barba.
Il 78% dei soggetti coinvolti si è detto convinto che la versione “con la barba” era quella dell’imputato nel caso di stupro. Anche in un secondo esperimento, dove è stato chiesto a 371 soggetti di disegnare la faccia di un criminale, nell’82% dei casi era presente una qualche forma di barba, a conferma del fatto che nella mente di molte persone (e quindi potenzialmente di molti giurati) vi è una associazione tra barba e criminalità.
