Internet ormai è diventata la fonte di informazioni di riferimento per molte persone: tralasciando chi basa le sue conoscenze da foto viste condividere su Facebook, i meno ingenui cercano di documentarsi tramite ricerche su internet per trovare informazioni più complete, partendo dal presupposto che le informazioni che si trovano in questo modo siano presentate in modo neutrale dal motore di ricerca. Ma se non fosse così?
Si tratta di una domanda che si sono fatti due ricercatori dell’American Institute for Behavioral Research and Technology, con lo scopo non tanto di mettere in dubbio come sono presentati i risultati delle ricerche, ma per studiare gli effetti dell’ordinamento dei risultati delle ricerche su internet sull’opinione su candidati alle elezioni, per capire se in particolare possano influenzare le preferenze degli elettori indecisi nelle elezioni.
I ricercatori hanno effettuato cinque esperimenti, coinvolgendo un totale di oltre 4.500 elettori indecisi statunitensi. I risultati di questi esperimenti hanno mostrato che modifiche nelle classifiche di ricerca possono spostare le preferenze di voto degli elettori indecisi, in media del 20% o anche più. Questo cambiamento può essere ancora più alto in alcuni gruppi demografici.
Dato che molte elezioni vengono vinte con un margine minimo, e che manipolazioni nei risultati di ricerca possono essere facilmente mascherati, in teoria chi gestisce un grande motore di ricerca potrebbe decidere l’esito delle elezioni, specie nei paesi in cui i mercati sono dominati da un singolo motore di ricerca.
Insomma Google (anche se non viene mai citato esplicitamente nelle conclusioni della ricerca) forse ha ancora più potere di quel che credevamo, e la ricerca spinge a riflessioni sull’opportunità di una maggiore trasparenza dei risultati delle ricerche, perché potrebbe essere pericoloso affidarsi solo alla buona volontà di chi gestisce il motore di ricerca, senza contare che distorsioni restano possibili anche in caso di buona fede.