Uno dei più grandi ostacoli alla cura dell’ebola, nei paesi dove l’epidemia è più forte, è convincere i malati e i soggetti a rischio che i dottori li possono aiutare molto più di santoni e preghiere: è spesso l’ignoranza che favorisce il diffondersi della malattia, come dimostrano alcuni episodi in cui ospedali in cui erano cura malati sono stati saccheggiati per “liberare” i malati, e coperte e letti infetti sono stati rubati.
Per questo non si è ancora del tutto spenta la polemica intorno al gesto generoso ma controverso del santone nigeriano TB Joshua, che ha inviato 4.000 bottiglie della sua acqua benedetta in Sierra Leone, come cura per l’ebola. Va detto che all’acqua benedetta il santone ha aggiunto anche una donazione di 50.000 dollari per fornire vitto e alloggio alle popolazioni colpite dalla malattia.
Secondo TB Joshua l’acqua benedetta, che sarebbe stata anche brevettata dal santone, curerebbe anche HIV e cancro. Questa acqua santa sarebbe uno dei cardini della ricchezza di Joshua, che avrebbe accumulato un patrimonio di oltre 15 milioni di dollari.
Proprio per questo, sono in molti a criticare pesantemente il santone, accusandolo di speculare sulle paure della gente e di approfittare dei drammi sociali del suo continente. Ma nonostante questo il suo seguito è decisamente solido e i suoi fedeli hanno piena fiducia in lui.