A quattro anni dal terremoto della notte del 6 aprile 2009, la ricostruzione de L’Aquila, la città è purtroppo ancora una città fantasma: il giornalista Paolo Rumiz l’ha definita “La terra delle pietre parlanti dove i cani sono custodi delle macerie“.
Quantomeno, l’arte cerca di rompere il silenzio ed il “vuoto assoluto”: ne è un’esempio il canto “Me tengo recorda’ che sci’ renata” (Devo ricordarmi la tua rinascita), scritto con l’augurio che L’Aquila possa presto rinascere e tornare a volare. Un’occasione per ricordare un dramma che purtroppo sembra a volte essere finito nel dimenticatoio.