Negli ultimi mesi, i mercati azionari internazionali (specie quelli USA) hanno avuto performance positive. Alcuni analisti (tra cui Stephane DEO di UBS) sono cauti sul proseguimento di questo trend. I motivi che potrebbero portare ad un’inversione di tendenza sono cinque.
- Il tetto al debito USA. Se negli USA non sarà trovato un accordo sul debito pubblico, c’è il rischio concreto di tagli automatici che potrebbero arrivare a “fare chiudere” parte dei servizi e delle attività pubbliche, con ricadute sull’economia in generale.
- Fine del Quantitative Easing. Il QE dovrebbe essere ridotto nella seconda parte dell’anno, riducendo la liquidità immessa nei mercati e quindi potenzialmente impattando sui prezzi di titoli ed azioni.
- Rischi Europei. L’Italia è sorvegliata speciale, ma non è l’unico Paese che gli analisti considerano economicamente a rischio. Un altro paese che gli analisti tengono d’occhio è Cipro: non tanto per i valori in gioco (briciole rispetto a Spagna e Italia) ma perché la soluzione che sarà adottata darà il polso della capacità di leadership in Europa.
- Minori prospettive di crescita dell’economia. A livello globale, l’economia mondiale dovrebbe crescere del 3% quest’anno, ma quel che preoccupa alcuni analisti è che nessuno si aspetta nuove sorprese positive (chiaramente, essendo sorprese non possono essere note a priori, ma sono quelle che interessano dato che tutto ciò che è noto è già incorporato nei prezzi negoziati).
- Valori P/E. Il rapporto P/E (Price/Earnings, cioè Prezzo/Utili) è risalito: non si tratta di valori eccezionalmente alti (all’inizio del secolo erano più che doppi, ma c’era una bolla speculativa in corso) però ci si sta avvicinando alla media di lungo periodo, cosa che potrebbe scoraggiare i nuovi acquirenti, togliendo una spinta alla salita dei prezzi dei titoli.