Economia e Finanza

Il Fondo Monetario Internazionale fa (forse) retromarcia: mea culpa sull’Austerity, ha fatto danni?

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È quasi un colpo di scena, o almeno così lo hanno interpretato diversi analisti, l’ultimo documento pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale, che analizza i dati fino ad ottobre 2012 sull’andamento dell’economia mondiale. Va premesso che il documento è un paper di ricerca e quindi è ben specificato che “non deve essere interpretato come espressione delle opinioni del FMI”. Ma il tema è comunque interessante perché “rompe l’unanimità” sul tema dell’austerità, almeno l’unanimità che c’era ai “piani alti” della politica economica e finanziaria.


Il punto di interesse, per chi ha voglia di leggersi il documento (che trovate incorporato qua sotto) è il Box 1.1., da pagina 41 del documento, che parla di una “sottostima dei moltiplicatori fiscali nel breve termine”: dal punto di vista statistico sarebbe emerso che errori nelle previsioni di crescita (specie nei casi in cui risultano inferiori alle attese) sono correlate all’implementazione di programmi di consolidamento finanziario, e alla loro “aggressività”.

In altre parole: l’austerità non risolverebbe i problemi, ma anzi li aggraverebbe. La spiegazione è facile da intuire: la domanda di servizi / prodotti / lavoro da parte dello Stato non è trascurabile, e quindi l’impatto sull’economia è considerevole, e l’effetto moltiplicatore che può avere la spesa pubblica è stato sottovalutato.

Va però evitato di cadere nell’eccesso opposto: il fatto che “troppa austerità” faccia male, non vuol dire che non bisogna prestare attenzione ai conti. Resta però il fatto che, come abbiamo evidenziato in passato, l’esigenza non è quella di spendere meno, ma piuttosto di spendere meglio.

 

IMF: Coping with High Debt and Sluggish Growth

 

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