Il vino è uno dei traini del Made in Italy, tanto che l’area Research di MPS ha creato addirittura il MPS Wine Index per misurarne la competitività.
Come è il caso di molti settori che resistono alla crisi, è l’export che sostiene il settore: interessante notare che a presentare volumi di crescita degni di nota sono i paesi dell’est (Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, Estonia, Lituania, Lettonia), paesi emergenti (Brasile, Argentina e Messico) e estremo oriente (India, Corea del Sud e Thailandia).
Si tratta di una lezione interessante per tutti i settori, che mostra come sia ora di imparare che i paesi che finora sono stati considerati solo potenziali concorrenti sul fronte della produzione dovrebbero sempre più essere presi in considerazione come potenziali mercati di sbocco.
La ricerca realizzata dalla Research di BMps e da Ismea fotografa l’andamento del mercato mondiale del vino, sfuso e imbottigliato, per volume e valore, rilevando come per l’Italia, a fronte della riduzione dei consumi interni, l’export sia il principale driver di sviluppo. L’Italia produce il doppio della domanda interna e il consumo pro capite cala di un litro all’anno (ora si attesta fra i 35 e i 37 litri, negli anni Settanta arrivava a 100). La ricerca mostra come solo il 14% delle aziende che non esportano continua a crescere. Il dato invece quasi triplica (43%) per le imprese che operano sui mercati internazionali. Le aziende italiane che esportano (sono il 70% del campione) raccolgono mediamente fuori dai confini nazionali circa il 37% del proprio fatturato.
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