L’investimento “etico”, in società che hanno un comportamento sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale, è un trend in crescita. Il valore però non è solo etico in senso stretto, ma “di investimento”. In altre parole, come abbiamo già sottolineato in passato, non c’è incompatibilità né contraddizione tra etica e finanza. Il motivo è che di fatto, un investimento non sostenibile è un investimento che ripaga solo nel breve periodo: perché funzioni anche nel lungo periodo, deve per forza di cosa essere sostenibile — cioè etico.
L’Italia è indietro nel campo dell’investimento etico, sia dal punto di vista della cultura degli investitori che delle aziende. Una ricerca di ECPI (società specializzata nella ricerca, rating e indici di sostenibilità) ha evidenziato come le aziende italiane hanno, sul fronte della sostenibilità, un punteggio medio inferiore del 29% rispetto al resto d’Europa: le aree più critiche sono l’ambiente e l’attenzione ai rapporti con le comunità locali.
Eppure, l’attenzione all’ambiente per le aziende pagherebbe: guardando dal 2006 ad oggi gli indici Ftse Ecpi Italia Sri (il cui paniere è composto dalle aziende quotate che hanno il rating migliore secondo parametri ambientali, sociali e di governance) e il generale Ftse Italia All-Share, si vede che i primi hanno avuto una performance milgliore, ed in particolare hanno resistito molto meglio alla crisi.
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