Il tema del debito della Pubblica Amministrazione verso le imprese, specie piccole e medie è di estrema attualità, dato che lunghi tempi di pagamento possono mettere in crisi i creditori, che rischia seriamente di trovarsi senza liquidità: e non sono poche le imprese che hanno avuto gravi problemi proprio nei ritardi di pagamento da parte dei clienti pubblici.
Se c’è una direttiva europea che vuole prevenire alla radice questi problemi, obbligando le PA a pagamenti entro 30 giorni, nel frattempo l’Associazione Bancaria Italiana e le associazioni delle imprese stanno preparando una serie di accordi per smobilizzare i crediti della Pubblica Amministrazione, oltre ad una serie di iniziative per favorire gli investimenti delle PMI in generale.
10 miliardi di euro è l’ammontare minimo del plafond “Crediti Pa” per contribuire a supportare le Pmi che soffrono dei ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione. Deriva dagli importi attivati dalle banche, sulla base della provvista messa a disposizione dalla Banca centrale europea (Bce), dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp) o attraverso altri canali di finanziamento, che consentano di praticare all’impresa condizioni vantaggiose di accesso al credito.
Le modalità tecniche per l’uso del plafond sono: lo sconto pro soluto, con l’impresa che cede il proprio credito alla banca; l’anticipazione con cessione del credito, realizzata anche nella forma dello sconto pro solvendo, dove l’impresa non esce di scena ma resta a garanzia del credito; l’anticipazione senza cessione del credito. In quest’ultimo caso, visto che non è prevista la cessione del credito, l’impresa si impegna a dare alla banca mandato irrevocabile all’incasso del credito ed è necessario che ci sia la copertura del Fondo di garanzia per le Pmi o di un altro garante equivalente. […] I crediti che possono essere smobilizzati devono essere certificati come certi, liquidi ed esigibili.
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