L’Associazione Bancaria Italiana ha presentato ieri le semestrali ABI, basate sui bilanci di fine anno delle banche italiane, che danno un quadro della situazione del settore. Tutto sommato, il quadro che ne esce è di un settore abbastanza solido, per quanto gli utili siano in contrazione in conseguenza della crisi.
È utile ricordare un fattore che va di moda dimenticare ultimamente, e cioè che la salute del settore bancario è fondamentale per l’economia, dato che sono le banche a prestare soldi alle famiglie ed alle imprese, cosa che possono fare con efficacia solo se sono solide: per cui è ovviamente legittimo pensare che il sostegno al settore bancario non sia importante, ma in questo caso bisogna anche rendersi conto che ciò comporta un taglio netto alla concessione di prestiti e mutui a famiglie ed imprese.
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In questo quadro di profonda incertezza, le banche italiane hanno proseguito anche nel 2011 l’azione di supporto a favore di imprese e famiglie, in misura superiore rispetto a quanto avvenuto altrove. Il tasso di crescita medio degli impieghi dell’anno è risultato pari a +3,6% che si confronta con il +1,3% in Europa. Va peraltro rilevato che, seppure positivo, il tasso di crescita
dei finanziamenti è rallentato rispetto al 2010, a causa di fattori di domanda, legati al peggioramento congiunturale in atto, ma anche di fattori di offerta connessi al deterioramento della qualità del credito e alla situazione di liquidità.
Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 il rischio di una crisi di liquidità è stato, infine, scongiurato dalla decisione della Bce di introdurre operazioni di rifinanziamento a tre anni volte a sostenere il mercato creditizio.
Il ricorso delle banche italiane al rifinanziamento delle Bce ha permesso alla nostre banche di recuperare liquidità, non addizionale ma sostitutiva, chiudendo in tal modo il funding gap tra raccolta e impieghi generato dalla riduzione degli investimenti finanziari da parte degli operatori istituzionali esteri. Ciò ha permesso di tenere in piedi le linee di credito esistenti. La liquidità della Bce è stata, dunque, determinante per sostenere le linee di credito a famiglie e imprese.
I bilanci dell’esercizio 2011, considerato il difficile contesto operativo, sono stati realizzati dalle banche adottando un’estrema prudenza nella valutazione delle attività. Ciò ha comportato una significativa diminuzione (pari a circa 30 miliardi di euro) del valore dell’avviamento, generato principalmente dalle numerose operazioni di fusione e acquisizione degli ultimi anni. Una
svalutazione contabile che non ha alcuna ripercussione sulla liquidità e sui coefficienti patrimoniali.
Al netto di tale svalutazione e delle altre componenti straordinarie non ricorrenti, utili da partecipazioni e da disinvestimenti e oneri connessi alle operazioni di integrazione, il 2011 si è chiuso con un utile consolidato pari a 5.5 miliardi, in riduzione rispetto al 2010 (-33%).
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Lo scenario attuale e prospettico impone urgenti riflessioni, per consentire un recupero di redditività ed efficienza del settore bancario e, anche attraverso esso, di tutto il sistema economico italiano.
Alcuni competono alle Istituzioni: evoluzione del quadro normativo internazionale e nazionale (regole Basilea 3, Eba, ruolo Agenzie di Rating, e non solo; rimozione di sfavorevoli divari normativi a livello comunitario; equilibrio tra evoluzione legislativa/regolamentare e costi della compliance per le banche; necessità di più attente analisi di impatto delle normative proposte).
Altri competono alle banche: rispondere meglio ai cambiamenti della domanda (più mobile, sofisticata ed evoluta); fronteggiare una maggiore competizione da parte di operatori non bancari; avviare processi di ristrutturazione volti a ridurre i costi e aumentare la produttività.
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