Più di qualcuno considera l’uscita dall’euro come una buona soluzione per risolvere i problemi dell’economia dei paesi maggiormente in difficoltà: eviterebbe di sottostare alla “dittatura” dell’Eurozona, permetterebbe una politica monetaria e fiscale “su misura”, e via così.
La domanda che ora viene da fare è perché allora molti greci stanno iniziando a prelevare i soldi dai loro conti, man mano che si fa più concreto il rischio che vengano convertiti in dracme?
Finora, ci sembra che le cose nei fatti seguano (purtroppo) quelle che erano le nostre ipotesi circa le varie fasi di un’uscita dall’Euro: il punto è che la dracma nascerebbe fin dal principio come una moneta che ha l’unico scopo di essere svalutata, e a noi pare ovvio che una moneta del genere non la voglia tenere nessuno. Sarebbe forse diverso se l’economia del paese che volesse uscire dall’Euro fosse solida, nel qual caso sicuramente il processo sarebbe meno traumatico: ma non bisogna dimenticare che il problema reale della Grecia è come sono stati gestiti i conti pubblici, e l’andamento dell’economia.
Le conseguenze di una dracma debole rischiano di essere molto più pesanti per il popolo greco di qualsiasi misura di austerità, soprattutto se venisse bloccato il sistema finanziario e bancario: perché uno può considerare le banche antipatiche finché vuole ma senza banche vuol dire anche senza prestiti, sia per le famiglie che per le imprese. Non è detto che sia un vantaggio per tutti.
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