Economia e Finanza

Stipendi italiani i più bassi d'Europa: è colpa anche di una cultura del "puntare in basso"?

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I dati di Eurostat fotografano in modo impietoso gli stipendi italiani, che risultano essere tra i più bassi d’Europa: a fronte di una retribuzione media annua di oltre 41.000 euro in Germania (e oltre 48.000 euro in Lussemburgo, primo nella classifica), in Italia lo stipendio lordo medio è di 23.406 euro. 
Il basso livello di retribuzione non è una novità (anche se per molti sembra essere una scoperta di questi giorni), e il quadro è in realtà ancora peggiore se si va vedere il rapporto tra stipendio e potere d’acquisto, dato che nella maggior parte dei Paesi dove si guadagna meno che in Italia il costo della vite è anche più basso.
Ci sono diverse spiegazioni del perché si è arrivati a questo punto: un motivo è il fatto che in Italia si è puntato a proteggere lo status quo anziché privilegiare lo sviluppo “del nuovo”. In altre parole: se si rimane legati a fare le stesse attività (gli stessi lavori e le stesse produzioni) c’è molto meno spazio per la crescita dei salari, che crescono più facilmente nei settori nuovi e/o innovativi. Questo in Italia è difficile anche per un problema di competenze, di cui manca la piena consapevolezza.
C’è però a nostro parere un problema di fondo di cultura, che in Italia sembra essere quella del livellamento verso il basso, anziché della crescita. Che secondo noi è espressa dalle reazioni rispetto agli stipendi dei top manager (pubblici e privati): la reazione quando c’è qualcuno che guadagna “più degli altri” è sempre quello di chiedere che gli si abbassi lo stipendio, e mai chiedere che ai lavoratori “normali” venga alzato. Il problema non sono i pochi che guadagnano tanto, ma i tanti che guadagnano poco, come anche i dati di Eurostat e OCSE evidenziano.
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