Sabato scorso il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco è intervenuto al convegno Assiom Forex, parlando delle prospettive che si prospettano per le banche e per l’economia in generale. L’intervento ha avuto un certo spazio sui quotidiani, specie per quanto riguarda “l’appello” alle banche per evitare una stretta del credito — che peraltro è conseguenza della richiesta alle banche di una maggiore attenzione alla solidità dei propri conti (che vuol dire, come qualche volta si dimentica, essere meno “disponibili” nel concedere i prestiti con )
Ci sono però alcuni anche altri passaggi del suo intervento che ci sembrano interessanti. In particolare, Visco sottolinea come vi siano dei limiti nelle capacità di stima del rischio sovrano da parte degli operatori e delle agenzie di rating. Che finiscono per amplificare i timori del mercato, anziché offrire una misura “oggettiva”. Anche se, è bene ricordare sempre, il rischio sovrano non nasce per “colpa” di chi lo riscontra, ma di chi ha gestito le finanze pubbliche in modo “poco attento”.
I mercati finanziari, che avevano a lungo sottovalutato la possibilità d’insolvenza di un emittente sovrano dell’area dell’euro, al punto da escluderla tacitamente, hanno iniziato ad attribuirle probabilità eccessive, coinvolgendo paesi i cui fondamentali avrebbero dovuto suggerire valutazioni meno negative. I mercati – gli operatori, gli analisti – fanno evidentemente fatica a interpretare coerentemente tutta l’informazione disponibile, a volte incompleta o poco trasparente; soprattutto nelle fasi di elevata incertezza, gli operatori tendono a ricorrere a comportamenti imitativi che alimentano il contagio finanziario.
La politica economica – in particolare nel contesto istituzionale dell’unione monetaria – fa a sua volta fatica, nella regolamentazione e negli interventi, a rispondere rapidamente alle fluttuazioni delle opinioni prevalenti sui mercati finanziari, a contenerne gli eccessi, a indirizzarne la risposta verso un equilibrio stabile ed efficiente.
Valutare tempestivamente e in maniera indipendente i rischi sovrani, tenendo conto delle condizioni e delle prospettive delle finanze pubbliche, del livello e della dinamica dell’indebitamento del settore privato, delle prospettive di crescita dei paesi è un compito evidentemente difficile, richiede l’utilizzo di ingenti risorse e le agenzie di rating non sempre sono state in grado di svolgerlo adeguatamente.
Andrebbero definiti standard appropriati; sarebbe opportuno che si sviluppassero relazioni trasparenti tra le agenzie e le istituzioni indipendenti, nazionali e sopranazionali, che svolgono per mandato analoghi compiti di valutazione.
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