Uno dei principali effetti della crisi finanziaria è stato l’irrigidimento delle condizioni per l’offerta di finanziamenti, sia per quanto riguarda mutui e prestiti personali, sia sul fronte dei finanziamenti alle imprese. Un effetto per certi versi inevitabile, dato che la causa scatenante della crisi è stata proprio l’eccessiva leggerezza con cui venivano concessi mutui e prestiti.
Già dal 2008, sono state intraprese in Italia diverse iniziative per contrastare questo effetto, anche in considerazione della situazione economica che rendeva più incerti ricavi e redditi. Per quanto riguarda i finanziamenti alle imprese, le varie “moratorie” ed incentivi hanno avuto una ricaduta significativa, andando a “toccare” circa il 5 per cento delle erogazioni di prestiti bancari dall’inizio del 2009 a settembre 2011, secondo dati della Banca d’Italia. Risultati minori per le agevolazioni per le famiglie (che hanno invece interessato circa l’1% dei mutui), sia per una minore disponibilità di fondi dedicati ma anche di requisiti per l’accesso a tali agevolazioni particolarmente severi.
Le prospettive su cui concordano gli analisti è che però è probabile che queste agevolazioni si riducano ulteriormente (se non eliminate del tutto) nei prossimi mesi, dato che i pressanti vincoli alla spesa pubblica li rendono difficili da sostenere. In quest’ottica, dei ricercatori economici hanno approfondito quelli che sono stati i fattori di successo degli interventi, dato che sarebbe utile concentrare le risorse sugli interventi maggiormente efficaci:
L’esame delle misure attuate durante la crisi suggerisce infine alcune osservazioni di carattere generale circa le caratteristiche che ne hanno agevolato o meno l’applicazione. In primo luogo, il coinvolgimento dei privati (come il sistema bancario, le associazioni di imprese e di consumatori) nella definizione delle regole di funzionamento o nella gestione dei vari strumenti ha spesso dato un contributo positivo alla loro attuazione.
In secondo luogo, la volontarietà dell’adesione a molte iniziative da parte delle banche non sembra aver creato effetti distorsivi nella fase applicativa poiché i tassi di partecipazione degli intermediari sono risultati sempre piuttosto elevati. Tuttavia, non si può escludere che, in presenza di forti vincoli nei bilanci bancari, i meccanismi basati sull’adesione volontaria possano comportare una minore partecipazione da parte degli intermediari, limitando di fatto l’efficacia delle iniziative.
Infine, gli interventi che hanno avuto un impatto maggiore in termini di finanziamenti attivati sono spesso stati rivisti nel corso della loro applicazione. Si potrebbero dunque prevedere, già nella definizione iniziale delle misure, meccanismi di monitoraggio e valutazione, al fine di correggere, dopo un certo periodo di attuazione, eventuali inefficienze o frizioni del funzionamento delle agevolazioni.
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