Torniamo ancora una volta sui dati supplemento al bollettino statistico della Banca d’Italia dedicato alle famiglie italiane per un dato, preoccupante, che ci sembra meriti di essere sottolineato. Infatti, nel corso dell’indagine è stata fatta una rilevazione anche della “cultura finanziaria” delle famiglie italiane.
[…] sono state poste alcune domande agli intervistati volte a misurarne il grado di competenza e conoscenza finanziaria nell’effettuare le proprie scelte d’investimento. In particolare, al capofamiglia sono stati posti tre quesiti con lo scopo di rilevare la capacità di calcolare variazioni nel potere di acquisto, comprendere l’opportunità di diversificare il portafoglio e distinguere fra diverse tipologie di mutuo.
La percentuale di domande cui i capofamiglia rispondono in modo corretto è in media pari al 60 per cento. In particolare, circa il 70 per cento degli individui calcola correttamente le variazioni del potere di acquisto, il 58,6 per cento è in grado di distinguere tra diverse tipologie di mutuo, valutando il rischio di tasso di interesse connesso con la tipologia, mentre solamente poco più della metà degli intervistati sembra consapevole dell’opportunità di diversificare i propri investimenti.
Per quanto la variazione sia minima, fa specie notare come la percentuale di famiglie che comprendono concetti come distinguere le diverse tipologie di mutuo non solo non sia aumentata, ma sia addirittura diminuita. Ci sembra una (ulteriore) dimostrazione che il tema dell’“educazione finanziaria” è sottovalutato. Come abbiamo ripetuto, la questione è grave, perché è facile intuire come — specie in un contesto economico difficile — prendere decisioni sbagliate di risparmio o investimento (per esempio, accendere un mutuo che non ci si può permettere) può avere conseguenze disastrose.
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