C’è un certo stupore da parte di qualcuno al crollo della Borsa italiana e all’impennarsi dello spread sui titoli di stato italiani, dopo l’annuncio di Berlusconi che si sarebbe dimesso dopo l’approvazione dell’emendamento alla legge di Stabilità. “Eppure Berlusconi ha promesso di dimettersi”, commenta qualcuno.
Il punto è che ai mercati (come dovrebbe essere anche per tutti gli altri, viene da aggiungere) non interessa minimamente Berlusconi in sé, ma le prospettive economiche del Paese. La strada che ha scelto Berlusconi (elezioni a gennaio/febbraio, con dimissioni dopo l’approvazione della “Legge di Stabilità”) è da questo punto di vista una delle peggiori immaginabili, perché lo scenario che prospetta ai mercati è questo:
- a breve sarà approvata una risposta insufficiente alla crisi: il problema italiano è solo marginalmente quello del contenimento della spesa pubblica, ma piuttosto è la scarsa crescita, un problema non trattato ancora adeguatamente.
- fino alle elezioni non sarà fatto nulla, almeno di significativo: ulteriori misure saranno inevitabilmente rimandate al nuovo Governo dopo le elezioni.
- non si sa cosa vorrà fare questo “futuro Governo”: non solo non si sa chi vincerà, ma con che programma. Il rischio di proposte populiste dall’efficacia nulla, ma di appeal elettorale è concreto.