Armando Carcaterra (Direttore Generale Anima) ci parla di un problema di cui abbiamo discusso spesso: l’eccessiva attenzione al breve termine di investitori, risparmiatori e pubblico (in alcuni casi con effetti tali da rasentare il ridicolo di confondere la volatilità con continue inversioni di trend).
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D1. Cosa si intende per veduta corta?
La traduzione italiana più efficace del termine inglese “short-termism” è “veduta corta”. E’ un termine coniato da Tommaso Padoa-Schioppa nel suo ultimo saggio per indicare la sindrome del nostro tempo, in cui l’ansia da prestazione accorcia gli orizzonti della verifica del successo e dell’insuccesso e porta tutti a valutare sul metro dei mesi – se non addirittura dei giorni o delle ore – prospettive la cui evoluzione naturale sarebbe di anni o addirittura di decenni.
La “veduta corta” è una malattia contagiosa a cui- soprattutto negli ultimi anni- è diventato sempre più difficile sottrarsi. Le notizie viaggiano per il mondo in tempo reale e le reazioni dei mercati sono immediate. I mercati si comportano cioè come se il “dopodomani” dovesse materializzarsi “oggi”. Il prodotto della “veduta corta” è dunque l’esasperata volatilità di breve periodo a cui stiamo assistendo.
Tutte le malattie generano però anticorpi. Lo stress della vita moderna ha ad esempio diffuso una nuova attenzione al benessere del corpo e della mente. Anche nel mondo della finanza molti sentono ormai il bisogno di sottrarsi all’ansia e di recuperare la giusta prospettiva, ritrovando alcuni sani, vecchi principi dell’investimento da cui la “teoria dei mercati efficienti” ci ha a lungo separato.
D2. Cosa dice la teoria dei mercati efficienti e cosa comporta?
La teoria dei mercati efficienti postula che le quotazioni di mercato incorporano già in sè tutte le informazioni disponibili e che quindi nessuno sia in grado di battere i mercati, se non per caso. In un mondo di mercati efficienti ha senso solo seguire il mercato, non cercare di distinguersi da esso.
Cercare di “farsi trascinare dal mercato” è l’obiettivo delle strategie cosiddette di “momentum”. Le strategie di “momentum” non cercano la selezione dei titoli migliori, cercano soltanto il “momento giusto” per entrare o uscire dal mercato nel suo insieme e sono esse stesse ad un tempo causa ed effetto della “veduta corta” che affligge i mercati finanziari.
Forse, per qualcuno, le strategie di “momentum” hanno pagato nel breve periodo, ma nel medio periodo esse hanno sicuramente prodotto solo risultati deludenti e talvolta disastrosi.
Guardare al lungo periodo richiede un atteggiamento molto diverso. Il lungo periodo è l’orizzonte delle opportunità più preziose, le quali vanno selezionate e coltivate con cura, come i vini migliori.ù
D2. Cosa si contrappone alle strategie di momentum?
I mercati finanziari non sono affatto efficienti. La “veduta corta” porta spesso i mercati a valutare male le opportunità: il prevalere di comportamenti imitativi nasconde a molti le differenze tra investimenti buoni e investimenti cattivi. Concentrarsi sulle differenze che il mercato non vede e soppesarne il valore è la filosofia delle strategie cosiddette “value” (cioè di ricerca del “valore”). Al contrario delle strategie di “momentum”, le strategie “value” si basano sull’analisi accurata delle prospettive di ciascuna azienda alla ricerca delle società che, nel medio periodo, saranno capaci di creare valore, indipendentemente dalle vicende del resto del mercato.
Andare a cercare singoli titoli sottovalutati può produrre performance di medio periodo molto più elevate, soprattutto in fasi di grande volatilità -come quella che attraversiamo oggi.
Infatti, quando la volatilità è alta, la maggioranza degli operatori fugge dal rischio indiscriminatamente e la quotazione di molte aziende meritevoli scende al di sotto del valore che sarebbe giustificato dalle loro reali prospettive reddituali. Poi -nel lungo periodo- quando la paura si attenua o l’euforia si spegne, le aziende davvero meritevoli riconquistano tutto il valore che prima il mercato non sapeva riconoscere.
L’investitore “value” sceglie con attenzione, ma deve poi saper aspettare. Il mercato corregge infatti i propri errori, ma i tempi della correzione non sono sempre rapidi. Il perseguimento di strategie “value” presuppone cioè una “veduta lunga”.
Come la salute del nostro corpo dipende da una dieta lenta e bilanciata (cioè da quello che oggi viene chiamato “slow food”), anche la salute dei nostri investimenti dipende da una finanza pacata e riflessiva. Perchè non chiamarla anche noi: “slow finance”?