Quasi metà degli italiani spende per il conto corrente quasi il 50% in più di quello che potrebbe. Infatti, secondo i dati raccolti dalla Banca d’Italia, la spesa media annuale per i conti aperti prima del 2000 (che sono il 42% del totale dei conti correnti) è di 122,2 Euro, contro i 79,6 Euro dei conti aperti nel 2009. La motivazione della differenza di costo è semplice: nel corso degli anni, le banche hanno aumentato la competizione tra loro, con proposte commerciali sempre più economiche, e trasferendo almeno in parte ai clienti la maggiore efficienza consentita anche dall’uso delle nuove tecnologie. Sono così diminuiti i costi per i prelievi bancomat, per i bonifici, per disporre di una carta di credito.
Ma chiaramente, si tratta di proposte che si applicano a chi apre un nuovo conto corrente, e non a chi un conto corrente lo ha già aperto, e quindi “si tiene” le condizioni del momento dell’apertura. Facile dare la colpa alle banche, ma è impossibile negare che i correntisti debbano fare autocritica per la pigrizia che li porta a spendere di più. Non stiamo parlando infatti di cambiamenti che avvengono da un giorno all’altro, ma del fatto che per anni e anni non ci si è più preoccupati di valutare se vi fossero soluzioni più vantaggiose, ed eventualmente cambiato il tipo di conto, o al limite cambiato banca. La “pigrizia” dei consumatori è un problema che sottolineiamo da molto tempo, me devono essere gli stessi consumatori a fare un salto di qualità nel loro atteggiamento, trasformandosi da consumatori passivi, a consumatori attivi.
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